L'avanzata delle rinnovabili in Italia guidata dalle imprese strategiche

Le rinnovabili in Italia, guidate dagli investimenti dei colossi a partecipazione pubblica, sono ormai strutturalmente parte del mix energetico nazionale

L'avanzata delle rinnovabili in Italia guidata dalle imprese strategiche

Nelle ultime giornate ha fatto molto discutere la notizia, riportata per prima da Repubblica, secondo cui l'Italia si sarebbe fermata nella corsa alle rinnovabili, e negli ultimi cinque anni il nostro Paese avrebbe sostanzialmente smesso di installare fotovoltaico, bloccando anche l'eolico, frenando dunque la sua corsa nella transizione energetica. Anche Rinnovabili.it ha segnalato delle problematiche legate al fatto che l'Italia è scesa di tre posizioni, dal ventisettesimo al trentesimo posto, nella graduatoria del Climate Change Performance Index 2022. Fatto commentato da Legambiente con l'invito al sistema-Paese a portare al 65%, dall’obiettivo del 51% previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, e mettere in soffitta il carbone entro il 2025 senza ricorrere a nuove centrali a gas.

Le rinnovabili trainano la produzione elettrica

Queste letture sono concordi nel segnalare che, indubbiamente, c'è ancora molto da fare per ottenere un bilanciamento ideale del Paese in chiave di abbattimento delle emissioni, ma rischiano di portare a guardare il dito e non la Luna. A sottolineare cioè la presenza di margini di miglioramento e di limitazioni nel processo di sviluppo della transizione verso le rinnovabili come un problema nazionale piuttosto che come una questione comune a tutte le economie avanzate, dimenticando i risultati acquisiti che sono da tempo consolidati.

Ad esempio a fine luglio in campo elettrico le fonti più "verdi" ( hanno generato 71 TWh, il massimo dal 2015, in un contesto in cui la quota delle energie green è stata pari al 38,4% della generazione di elettricità, inferiore al 40,4% del 2020, segnata però da una domanda complessiva decisamente più bassa (di quasi il 5% rispetto a luglio 2021) e superiore al 36,2% dello stesso periodo del 2019. Le rinnovabili nel loro complesso toccavano il 44,3% di risposta al fabbisogno nazionale. Come sottolineato da QualEnergia, nei primi sette mesi del 2021 "il fotovoltaico ha coperto l’8,7% della domanda, mentre l’eolico il 6,6%. Insieme le due fonti, che hanno soddisfatto il 15,3% della domanda elettrica del paese, hanno generato a fine luglio 28,3 TWh, un dato che supera il precedente record di 27,9 TWh per lo stesso periodo 2020".

Questo fatto segnala un progresso certo non travolgente o sistemico, ma che sta acquisendo portata inesorabile e strutturale. Permettendo al mondo della generazione da fonti rinnovabili di emanciparsi dalla dipendenza dal ciclo di incentivi, sussidi e sostegni estemporanei e di acquisire una rilevanza sistemica. Oggi ognuno dei quasi 8mila comuni aveva in Italia un impianto a disposizione alimentato a rinnovabili, mentre nel 2010 erano solo 356 ad averne uno, mentre Legambiente ha del resto sottolineato che fotovoltaico (7.776 comuni) e impianti solari termici (7.223) sono ormai comunissimi a livello nazionale nel suo rapporto "Comunità rinnovabili". E sono già oltre 3mila i comuni in cui la produzione di energia rinnovabile supera il fabbisogno elettrico delle famiglie, permettendo la reimmissione di energia in rete, mentre in 41 essa soddisfa interamente anche quello termico.

Questo non è un risultato da poco se si pensa al fatto che le rinnovabili in Italia hanno una geografia complessa: l'eolico è diffuso soprattutto nelle isole maggiori (Sicilia e Sardegna) a cui si aggiungono Puglia, Campania e Basilicata. La Toscana, e specificatamente la zona di Siena, è la "capitale" del geotermico, mentre l'arco alpino è l'epicentro dell'idrolettrico. Più trasversale, invece, il fotovoltaico, che chiaramente nel Mezzogiorno è favorito dalla maggior durata delle giornate soleggiate.

Gse, Terna, Enel: i campioni delle rinnovabili

Una delle più importanti e meno esposte partecipate pubbliche italiane, Gestore dei servizi energetici (Gse), la società che si occupa della promozione delle fonti rinnovabili, ha segnalato nel suo resoconto delle attività del 2020 l'esistenza in Italia in Italia circa 950.000 impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, per una potenza complessiva di oltre 56 GW. Di questi impianti, quasi 936.000 sono fotovoltaici.

Gse ha favorito nel 2020 l'attivazione di nuovi investimenti, pubblici e privati, nel settore della green economy per circa 2,2 miliardi, inserendosi in una corsa allo sviluppo della crescita sostenibile del sistema-Paese che ha coinvolto i due giganti a partecipazione pubblica, Enel e Terna.

Il settore dell'elettrico italiano nell'era delle rinnovabili sta vivendo il suo "momento Mattei". La fase, cioé, in cui un colosso dell'energia diventa strategico e determinante per il sistema Paese. Rafforzando la potenzialità del Paese nella generazione da rinnovabili e le reti di ultima generazione attori come Gse, Terna, Enel aprono all'Italia il ruolo di potenza della transizione energetica nell'Europa meridionale, permettono di ipotizzare connessioni con il Mediterraneo, il Nord Africa, il Medio Oriente. Mentre, sul suolo nazionale, lo spazio delle rinnovabili è oramai strutturale. E questo, senza negare che i margini di crescita esistono e vanno sfruttati, è un risultato troppo spesso sottovalutato nel dibattito.

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