La «trappola» delle date: ecco il rischio di Moratti

Occhi e registratori puntati sull’udienza napoletana del processo Moggi fissata per martedì 13 aprile. È l’occasione per «vedere» le carte esibite dalla difesa dell’ex dg juventino e per ascoltare eventuali inedite intercettazioni sepolte nel faldone abbandonato dagli investigatori del ten. col. Auricchio e riportate alla luce dagli avvocati difensori di Lucianone (40 mila sulle 170 mila quelle trascritte finora) i quali hanno speso per l’iniziativa la... modica cifra di 25 mila euro. Occhi e registratori puntati non solo da parte dei media (alle viste addirittura richieste di dirette radiofoniche da sottoporre al presidente Casoria) ma anche della Federcalcio che si è costituita in giudizio ed è quindi ufficialmente rappresentata in aula. Sull’argomento spinoso, ieri pomeriggio, Giancarlo Abete ha tenuto un vertice in federazione cui ha partecipato anche il procuratore Palazzi per fare il punto sulla situazione.
Gli avvenimenti di «calciopoli», tutti, senza alcuna eccezione, sono sottoposti alle vecchie regole (poi modificate): e cioè eventuali reati sportivi sono coperti dalla prescrizione biennale per le società, da quella quadriennale invece per le responsabilità dei singoli tesserati. Perciò, invece di inseguire 3-4 telefonate sparse, pubblicate negli ultimi giorni, la federcalcio è pronta a prendere atto e visione di eventuali colloqui finiti nella rete degli investigatori successivi alla data del 30 giugno del 2005 che modifichino lo scenario attuale. Per andare sul concreto: qualora venissero alla luce conversazioni tra Moratti e Bergamo «compromettenti» datate dopo il 30 giugno del 2005, allora Palazzi sarà obbligato ad aprire un fascicolo, a interrogare i tesserati coinvolti e a chiedere per loro un procedimento disciplinare.
La questione, ancora più intricata, della revoca dello scudetto juventino assegnato poi a tavolino all’Inter, è egualmente intrecciata alla prescrizione a favore dei club (per fortuna, col regolamento vigente, approvato nel gennaio del 2007, è stata spostata fino a 8 anni, ndr). Sul piano squisitamente formale, la fessura per intervenire ci sarebbe ed è situata nel comunicato vergato il 26 luglio del 2006 dall’avvocato Nicoletti, all’epoca vice di Guido Rossi, nel quale si sosteneva che «gli organi federali possono tuttavia intervenire con un apposito provvedimento di non assegnazione quando ricorrono motivi di ragionevolezza e di etica sportiva, ad esempio quando ci si renda conto che le irregolarità sono state di numero e portata tale da falsare l’intero campionato, ovvero che anche squadre non sanzionate hanno tenuto comportamenti poco limpidi». A decidere l’assegnazione a favore di Moratti fu Guido Rossi, ex componente del cda dell’Inter nel frattempo commissario straordinario della federcalcio nominato dal governo Prodi. Gerhard Aigner, ex segretario dell’Uefa, chiamato a presiedere una commissione di saggi venne trasformato in una foglia di fico. Si disse all’epoca: lui ha suggerito di dare lo scudetto all’Inter. «Non fui io ma Guido Rossi» la smentita pubblica dell’interessato. La stessa distanza dal provvedimento del professore è stata presa ieri da Cesare Ruperto, presidente emerito della Corte Costituzionale nominato presidente della Caf dell’epoca intervenuto sulla materia di calciopoli. «Andatevi a rileggere la mia sentenza: si parla di non assegnazione del titolo» la sua frase sibillina. Come dire: non fui io a suggerire quella soluzione.


Concluso il vertice, la conclusione raggiunta da Abete e i suoi più stretti collaboratori è stata un’altra: in attesa di sviluppi napoletani le intercettazioni inedite pubblicate hanno confermato che Paolo Bergamo non era certo la persona giusta per garantire la terzietà degli arbitri.

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