Alessia Marani
C’era anche un «vecchio» affiliato della Banda della Magliana nella «paranza» di spacciatori finita nella rete delle fiamme gialle ieri all’alba tra Roma e l’Abruzzo. Sette i romani (uno di origine canadese) tra cui, appunto, anche Bruno Maretto, classe 1955 e un curriculum criminale di tutto rispetto - già inquisito dalla polizia per armi, droga e concorso in omicidio con Abbatino & Co. - e quattro i nordafricani, due maghrebini e altrettanti i marocchini, a cui i finanzieri del comando provinciale della Capitale hanno stretto le manette ai polsi dopo mesi di indagine. Sei le persone denunciate. La droga era «il dépliant», la «scheda», oppure semplicemente «pasticcini» o «posti a tavola». «Quanti siete? Per quanti apparecchio?» chiedeva al telefono il pusher di turno al suo interlocutore per piazzare la roba: hashish e marijuana per i giovanissimi, cocaina esclusivamente «peruviana» e, quindi, della migliore qualità per i clienti più «maturi» ed esigenti. Ma c’era anche l’eroina di cui si occupavano soprattutto gli extracomunitari. «Non è stato facile individuarli - spiega il capitano Cosmo Virgilio - non avevano fissa dimora. Alla fine ci hanno portato da loro gli italiani». Per non farsi pizzicare durante i loro spostamenti spesso i «cavalli» tenevano le dosi più piccole in bocca.Pronti a ingerire il corpo di reato alla malparata.
Ieri, dunque, il blitz e le perquisizioni scattate tra Roma (quartieri Magliana, Finocchio e Casilino), Tivoli, Guidonia e il territorio dell’Aquila, ad Avezzano dove uno degli arrestati si trovava domiciliato. «Aveva con sé la figlioletta - aggiunge Virgilio - che è stata affidata ai nonni». Cinquecento i grammi di stupefacente sequestrati, un etto di cocaina è stato scovato proprio durante una delle perquisizioni, a Guidonia. La «neve» era ben nascosta in un doppiofondo ricavato in un armadio, ma l’involucro non è sfuggito al fiuto di Iarda e Mepin, i cani antidroga. In parte grezza e in parte già confezionata pronta per lo spaccio, la «polvere» una volta immessa sul mercato avrebbe fruttato almeno 2mila dosi per più di 200mila euro. Nelle abitazioni perquisite i finanzieri hanno rinvenuto circa 30mila euro in assegni e contanti, numerosi telefoni cellulari, schede telefoniche, bilancini e sostanze da taglio per «allungare» le dosi. L’operazione era partita dopo l’arresto in flagranza di uno spacciatore di 30 anni a Zagarolo.
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