Roma

Trasporti: politiche di facciata

Claudio Pompei

«Occhio non vede, cuore non duole». Forse pensavano proprio a questo proverbio i responsabili di Trambus quando hanno deciso di spostare i minibus elettrici dal parcheggio del deposito di Grottarossa all’interno di un magazzino nella stessa struttura. Certo, al coperto dalle intemperie, i mezzi destinati al trasporto disabili - costati chissà quanto - sicuramente si conserveranno meglio. Ma se continuano a tenerli fermi (da più di sei mesi e nonostante i servizi pubblicati dal Giornale e mandati in onda da Striscia la notizia) che bisogno c’è di evitare l’usura del tempo? Più probabilmente il trasloco si è reso necessario per evitare l’obiettivo indiscreto di qualche fotografo. Ma l’escamotage non è riuscito nemmeno stavolta e i vertici di Trambus sono stati costretti ad ammettere il disservizio e a promettere - di nuovo - che i minibus entreranno in funzione entro la fine dell’anno. Questa vicenda è una delle più evidenti conseguenze delle politiche di facciata e di annunci che tanto piacciono al Campidoglio. E non è certo l’unica nel settore del trasporto pubblico. Chi non ricorda, per esempio, le decine di jumbo-tram - anche quelli costati miliardi - e mai entrati in esercizio? Quando furono consegnati, ci si accorse che non potevano essere utilizzati perché non adatti alla rete su ferro di Roma. E finirono parcheggiati nel «cimitero degli elefanti» al deposito di Tor Sapienza (dove, peraltro, non esistono nemmeno i binari) al solo scopo di essere «cannibalizzati» per fornire pezzi di ricambio ai più vecchi tram in circolazione. Un’amministrazione seria avrebbe cercato, almeno, di individuare qualche responsabilità. Invece, né dall’Atac, né dal Campidoglio, niente di niente.
E che dire dell’iniziativa «Trambus disabili mare», sperimentata l’anno scorso e appena riproposta? Anche in questo caso siamo di fronte a un impegno fatto di buoni sentimenti e sensibilità nei confronti di persone svantaggiate. Ma con quali risultati? L’anno scorso un nostro cronista si ritrovò solo soletto a bordo del pullman attrezzato nella corsa inaugurale del servizio. Descrisse tutto con dovizia di particolari, compresa l’assenza degli assistenti. «Ma non servivano - rispose piccata Trambus - visto che di disabili da assistere non ce n’erano».

E nei giorni successivi le cose non andarono molto meglio. Pensate che qualcuno abbia fatto tesoro di quella esperienza?

Commenti