Roma - Luigi Angeletti, segretario generale della Uil, voi sindacalisti sembrate un po’ meno ottimisti in queste ultime ore. È tattica prima di chiudere l’accordo sulla nuova compagnia aerea oppure ci sono problemi veri?
«In un contesto normale sarei ottimista. Però io non conosco bene chi fa la trattativa dall’altra parte, sono tutti nuovi del settore. Non vorrei scoprire nelle prossime ore di essere stato esageratamente ottimista».
Cosa teme?
«Che si siano messi in testa di stravincere».
Cosa glielo fa pensare? Stanno andando male i contatti informali con la società e con il governo?
«No, di trattative non ce ne sono state. L’ultima novità è la convocazione di Fantozzi. Ci ha chiamato per dire che i tempi sono stretti e che senza accordo lui sarà costretto a mettere tutti in mobilità».
Niente di nuovo. Che la vecchia compagnia non sia più in condizione di operare è noto da tempo. Oppure no?
«Certo, ma è stato interpretato come un tentativo di fare pressione sui sindacati per accettare soluzioni che, allo stato attuale, nessuno vuole».
Qual è l’ostacolo maggiore all’accordo?
«Sono le retribuzioni. E non parliamo di una riduzione dei privilegi. Di quelli i lavoratori possono anche fare a meno, ma sottrarre il 30 per cento dello stipendio a chi guadagna 1.500 euro non può passare. Ci sono famiglie che possono ritrovarsi nell’impossibilità di pagare il mutuo. Se non si troverà una soluzione su questo aspetto la trattativa può diventare ingestibile».
Pensa che qualcuno sia disponibile a mandare tutto all’aria per un taglio allo stipendio e, nel caso la Cai non scenda a patti, scelga la mobilità e quindi la disoccupazione?
«Con una decurtazione del salario drammatica sono molti quelli che cominciano a pensare non valga la pena interessarsi del resto. Oltre un certo limite nella busta paga alcuni pensano non ci sia poi tanta differenza con la mobilità».
E ne vale la pena?
«Questa sua domanda la giro alla compagnia. È ragionevole irrigidirsi sui redditi e fare saltare su questo aspetto la trattativa di un’operazione come l’acquisizione di Alitalia? La palla ce l’hanno loro».
A sentire lei, se non ci fossero tagli agli stipendi il resto della trattativa andrebbe a buon fine. Però i piloti, fra i quali la Uil conta molti iscritti, hanno fatto saltare il primo tavolo perché la cordata non gli concede un contratto proprio...
«Su questo un accordo a metà strada è a portata di mano. Una soluzione che salvaguardi le specificità dei piloti, visto che fanno un lavoro diverso».
E sul salario variabile, cioè legato ai risultati, siete d’accordo?
«Certo, è un tema da discutere».
Mobilità, fine dell’accompagnamento dei dipendenti dall’abitazione al luogo di lavoro. Privilegi che non molti lavoratori hanno. I sindacati faranno barricate su questi aspetti?
«Se a uno tolgono il pullman per andare a lavorare e quindi lo aggravano di spese per la benzina, non sottraggono un privilegio. Però, in una situazione come questa, può anche decidere di accettare. Certo, se poi si aggiunge l’eliminazione della quattordicesima e la fine delle indennità, le cose cambiano. Non scordiamoci che la busta paga è il documento più letto dagli italiani. La sanno interpretare bene».
Lei sembra più ottimista sul piano industriale e sugli esuberi, giusto?
«Sembra che su Cargo e manutenzione e servizi si vada verso soluzioni ragionevoli. Anche perché sono tutte attività indispensabili che prima venivano gestite in modo improduttivo, ma che non potranno semplicemente scomparire. Qualcuno deve raccogliere le prenotazioni o riparare gli aerei».
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«Alla fine spero che ci siano le condizioni per un accordo sul piano e il perimetro aziendale. Su questo credo si possano intravedere soluzioni, sui redditi ancora no. Lì la vedo più complicata».
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