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La trattativa sui contratti non salta Una riforma entro il 30 settembre

da Roma

La notizia è che, questa volta, il tavolo non è saltato al primo incontro; che la trattativa tra sindacati e Confindustria per riformare il sistema dei contratti è partita veramente. E che quindi - nel giro di qualche mese - gli aumenti in busta paga, oltre ad altri aspetti del rapporto tra datori e lavoratori, saranno decisi secondo modalità diverse.
La prima riunione di ieri è durata poco più di un’ora. Ed è servita a ufficializzare una bozza di calendario. La prossima si terrà il 18 giugno. Poi tante altre, a ritmo serrato, perché i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, insieme al vertice di Confindustria hanno deciso di chiudere la partita entro il 30 settembre. In autunno, quindi, industriali e le tre confederazioni dei lavoratori dovranno trovare un’intesa, che non potrà che andare in direzione di un rafforzamento del secondo livello di contrattazione, aziendale e territoriale, a scapito di quello nazionale. E di un legame più stretto tra gli aumenti di produttività e quelli del salario.
Direzione di marcia che ha sempre visto contraria la Cgil, tanto che nel 2004 la confederazione di Guglielmo Epifani fece saltare il tavolo al primo incontro. Oggi le condizioni sono cambiate, sostengono un po’ tutti. Ne è sicuro anche il governo di centrodestra, con il ministro Maurizio Sacconi, e anche Confindustria, con la presidente Emma Marcegaglia. «Finalmente la trattativa è ripartita» questa «è una svolta importante», ha assicurato ieri al termine della riunione.
La prova che tutti stanno facendo sul serio, per Marcegaglia, sta nel fatto che la trattativa partirà proprio dal tema più spinoso. «Dal cuore del problema, dagli assetti contrattuali, nazionali e aziendali. Verificheremo nel merito le reali possibilità di andare avanti». Se, insomma, ci saranno posizioni talmente rigide da rendere impossibile l’intesa, si capirà subito.
Quella dei tempi è la vera ossessione delle organizzazioni più favorevoli alla riforma. Viale dell’astronomia insieme a Cisl e Uil premono sull’acceleratore. Il leader della Uil, già prima dell’incontro aveva fatto capire che non avrebbe accettato dilazioni. E aveva lanciato addirittura l’idea di chiudere il 23 luglio, a 14 anni esatti da quando fu firmato il patto del ’94 sulla politica dei redditi. Anche Raffaele Bonanni, segretario della Cisl aveva invocato «tempi brevi», inferiori - ha ironizzato - rispetto a quelli che sono serviti solo a decidere di iniziare. Perché è anche importante - questo il ragionamento del sindacalista - «sintonizzarsi» con la politica di tagli alle tasse inaugurata dal governo Berlusconi. Che per il momento rimane alla finestra e lascia che le parti facciano da sole.
Il limite del 30 settembre, da questo punto di vista, ha accontentato tutti. Anche la Cgil di Epifani.

Perché - ha detto il segretario - «non possiamo fare una trattativa infinita». Però - ha puntualizzato - «la Cgil non dirà mai sì a un accordo qualunque». Come dire, questa volta siamo della partita, ma siamo anche pronti a farla saltare.

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