Torno subito. Barcellona contro Manchester, Manchester contro Barcellona: le due regine della Champions si sono solo distratte per un anno e ripartono dal cartello esposto due anni fa, dopo la finale romana. Anche questanno la vecchia coppa Campioni è cosa loro: il 28 maggio a Wembley, proprio lo stadio dove entrambe hanno vinto il loro primo titolo europeo, Red Devils e blaugrana «spareggeranno» per arrivare a quota quattro coppe in bacheca e raggiungere così Ajax e Bayern.
Quella di Wembley sarà dunque la finale più bella di questo periodo storico, una sfida che metterà di fronte il meglio delle ultime stagioni: catalani e inglesi hanno giocato entrambi tre delle ultime sei finali di Champions, i primi vincendone due, i secondi perdendone una proprio contro i prossimi rivali. Si riparte da Roma 2009, dunque, dopo la bella parentesi interista di un anno fa, per scoprire che il tempo non è passato, soprattutto in casa Manchester. Dei ventidue finalisti dellOlimpico, dove il Barça si impose 2-0 nellanno del grande slam, ben 17 sono ancora nelle rose delle due squadre, quota che sale a 21 su 27 se consideriamo anche i panchinari entrati in corso dopera (Keita, Pedro, Scholes e Berbatov). Rispetto a quella sfida mancano «solo» le grandi firme: Henry ed Etoo sul fronte spagnolo, Cristiano Ronaldo e la riserva Tevez su quello inglese. Segno che anche cedendo i pezzi da novanta si può continuare a produrre grande calcio e a vincere. Soprattutto quando per rinnovarsi si va a pescare gente come Dani Alves e David Villa, come Valencia e Chicharito Hernandez.
Continuità, insomma. Che a Manchester è rappresentata da Wayne Rooney, ma soprattutto da gente come il vecchio Giggs, che spesso parte dalla panchina ma che cè sempre nei momenti che contano, o da monumenti come Scholes, Ferdinand, Van der Sar. E a Barcellona ha le facce dei tanti campioni del mondo che frullano attorno a Messi: da Xavi a Iniesta, da Puyol a Piqué e Busquets.
Continuità che per i Red Devils ha soprattutto un nome, un cognome e un titolo: sir Alex Ferguson, luomo che a Wembley affronterà la sua quarta finale di coppa Campioni eguagliando il record del leggendario Miguel Muñoz che resisteva dal periodo doro del Real Madrid, quando guidò le merengues a due vittorie (60 e 66) e due sconfitte (62 col Benfica e 64 con lInter). Sir Alex è il più clamoroso controsenso del calcio moderno, il tecnico che nellera degli allenatori usa e getta resiste sulla panchina dello United dal 1986, e certamente questa longevità gli ha consentito di arrivare a questi traguardi, considerando che la sua prima Champions è di dodici anni fa, nel 1999, vinta proprio a Barcellona per gli immancabili incroci del destino.
Tutto il contrario di Pep Guardiola, che ha bruciato le tappe in soli tre anni, andandosi a conquistare una coppa, due finali e tre semifinali nelle sue prime tre stagioni da allenatore, completando lopera che Frank Rijkaard aveva iniziato a Parigi nel 2006 regalando ai catalani il secondo trionfo europeo della loro storia, affidandosi già a Victor Valdes, a Puyol e al giovane Iniesta. Poi Pep ci ha messo del suo, ha spinto alle stelle quel gioco unico al mondo, quel possesso palla esasperato che ha fatto saltare la difesa (e i nervi) del Real e di Mourinho. E ha portato il Barça a questi livelli.
A Wembley però, per fortuna, più che a Sir Alex e Pep guarderemo a Rooney e Messi, gente da Pallone doro, a Giggs e Villa, a Nani e Iniesta, a Vidic e Puyol. Insomma, anche senza Etoo e Ronaldo, le regine degli ultimi anni in Europa sono loro.
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