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Tregua tra Cannavaro e gli ultrà «Gli juventini veri mi applaudono»

PinzoloLi hanno aspettati in centinaia. Sotto il sole di Pinzolo, ieri cocente come quello della Sardegna. E loro, i nazionali della Juventus (più Marchisio e Almiron), sono arrivati su due monovolumi alle 15,40: Buffon, Camoranesi, Chiellini, Iaquinta e, naturalmente, Cannavaro. Il più atteso, certo: pace firmata o contestazione? A giudicare da quanto accaduto davanti all'albergo, pace. «Grandi», «bravi» e avanti così: nessun insulto all'ex Pallone d'Oro, fresco di rientro dal Real Madrid, Chiellini il più osannato, Buffon subito dietro. Cannavaro dunque accomunato nell'accoglienza dei suoi nuovi-vecchi compagni di squadra: se qualche fischio c'è stato, ha riguardato il fatto che i giocatori si sono infilati subito dentro l'hotel Olympic Royal senza firmare nemmeno un autografo. Blindati, come del resto quasi sempre. Con la pacifica rassegnazione di chi si era nel frattempo spalmato creme abbronzanti, bevuto acqua a litri e aveva rinunciato a una gita sulle montagne della Val Rendena.
Lui, il Fabio "mercenario e traditore" che non ha mai perso il sorriso, aveva già dichiarato in mattinata, prima di partire da Torino, di essere «tranquillo e sereno. Le parole di Ferrara sui cori contro il mio ritorno mi hanno fatto molto piacere. In giro di juventini ne ho visti tanti e, fortunatamente, mi hanno sempre detto belle parole. Per adesso va tutto bene, poi si vedrà».
E' andato tutto bene anche dopo le 17 quando, insieme ad alcuni ragazzi della Primavera, i cinque sono scesi in campo per il primo allenamento: applausi per tutti, cori, gente che si è alzata in piedi per salutare il gruppetto che iniziava a corricchiare. Lui, il Bel Fabio, si è piazzato di fianco a Iaquinta e dietro a Camoranesi e Chiellini: sorrisoni e la soddisfazione di essere stato accolto come solo nei sogni. Tutto è bene quel che finisce bene, allora? Più o meno. Perché ieri era giovedì, giorno feriale: e a Pinzolo c'erano pressoché solo famiglie e tifosi sciolti, pur non mancando una rappresentanza dei Bravi Ragazzi, tifosi organizzati della curva Sud che hanno scelto di tifare «per la maglia e non per i singoli giocatori. Quando ci sarà da contestare, lo faremo sulla base del rendimento in campo».
In realtà oggi e domani sono attesi in Val Rendena i Viking, gruppo milanese che allo stadio Olimpico si piazza in curva Nord e che ha già annunciato contestazione nei confronti di Cannavaro, secondo loro colpevole, come tutti sanno, di avere lasciato la Juve nel momento del bisogno, estate 2006 in piena calciopoli. Ecco: se il napoletano passerà anche l'esame odierno e del weekend ormai alle porte, si potrà ufficializzare la pace. Per il momento, però, meglio tenere il giudizio sospeso: anche perché le avvisaglie dei giorni scorsi erano state di tutt'altro genere e non risulta che nel frattempo la Juventus e/o il giocatore abbiano avuto modo di parlare con i rappresentanti degli stessi Viking. I quali si aspettano di essere contattati e convinti: il modo lo dovrà trovare la società. Che dovrà usare diplomazia a chili e magari ingraziarsi i tifosi con qualche facilitazione su abbonamenti e biglietti.
Cannavaro, intanto, ha archiviato la sua prima giornata da juventino di ritorno con piena soddisfazione: ha giocato la sua prima partitella e, prima di tornare in albergo, ha parlato con Juve Channel: «Essere contestati non è mai bello e capisco l'amarezza di chi mi ha visto partire, ma con la società e i compagni i rapporti sono sempre stati ottimi. Dopo tre anni di lontananza (due campionati vinti con il Real, ndr), ho la voglia e la carica giusta per aiutare la Juve a migliorare il secondo posto dell'anno passato. Sono pronto». Dopo di che, pappa e nanna. Felice e contento. In camera con lui - la numero 305 - c'è Diego: che ancora non parla italiano ma che da oggi comincerà un corso intensivo di chicche napoletane.

Allegria, insomma: sempre che i Viking non rovinino tutto.

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