Tremonti: "Crisi più grave. Presto giù le tasse"

All’audizione a Montecitorio il ministro delinea il programma di Palazzo Chigi: "Detassati due cespiti fondamentali: casa e lavoro. Faremo la riduzione fiscale in funzione dell'economia". Il ddl sul federalismo sarà collegato alla Finanziaria

Tremonti: "Crisi più grave. Presto giù le tasse"

Roma - "L’arte di tassare consiste nel togliere una certa quantità di piume con la minore quantità di grida". Detto, fatto. Nel corso dell’audizione alla Commissione Finanze della Camera, il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, ha parlato del programma economico-finanziario del governo sottolineando che "cinque anni sono tempo sufficientemente lungo per la realizzazione", sebbene vi siano alcuni "vincoli", come "la crisi economica in atto nel mondo e in Italia, crisi che può aggravarsi e che in questi due ultimi anni è stata puntini, puntini. Dico puntini, puntini perché non voglio litigare".

Riduzione fiscale "Faremo una riduzione fiscale come indicato nel programma", ha assicurato il ministro dell’Economia ricordando le misure di riduzione già adottate. "Faremo una riduzione fiscale in funzione dell’andamento dell’economia e del dividendo che deriverà dal federalismo fiscale", ha affermato il titolare di via XX Settembre spiegando che il governo farà "una riduzione su un arco di legislatura di cinque anni". Il ministro ha poi ricordato di aver detassato, nel giro di 120 giorni, "due cespiti fondamentali: la casa e il lavoro".

Finanziaria e federalismo Gli uffici di via XX Settembre presenteranno, lunedì o martedì, la Finanziaria che avrà come collegato il ddl sul federalismo fiscale. "Il federalismo fiscale - ha aggiunto Tremonti - è definito nel collegato alla Finanziaria di prossima presentazione". Per l’esame del federalismo fiscale, dovunque inizi l’esame parlamentare, "sarà fondamentale fare una data room, per avere una base di dati condivisi. I numeri non sono di centro, di sinistra o della periferia. Bisogna ricostruire quello che ci manda, abbiamo una visione parziale. Non è stato fatto questo esercizio di aggregazione, di consolidamento dei dati. Poi ci saranno le decisioni politiche che potranno sì diversificarsi, ma sulla base di dati comuni". La proposta del ministro mira a far sì che la riforma non sia fatta né a Palazzo Chigi né negli uffici di via XX Settembre, ma in Parlamento. Per il pre-esame, ha rilevato Tremonti, un mese e mezzo sarebbe un tempo "politicamente ottimo ma non so se sarà tecnicamente possibile, dipende anche da noi". Ad ogni modo, ha assicurato il ministro, nella Finanziaria "la concentrazione dei fondi sarà tale che avvantaggerà enormemente il Sud e la Sicilia".

Lotta all'evasione Nella lotta all’evasione fiscale "la partecipazione dei Comuni è molto importante". Secondo il titolare dell’Economia, "un Paese con 8mila Comuni e 4 milioni di partite Iva l’attività di contrasto all’evasione non può essere operata solo dalla Guardia di Finanza. Credo - dice - che serve il terzo pilastro che è quello dei Comuni". "Confermiamo l’impegno sulla lotta all’evasione fatta attraverso i Comuni - sottolinea il ministro - il fatto che grandi Comuni siano interessati per noi è positivo". Tremonti ha, inoltre, definito "strategica la riforma della riscossione". "Se lo stato diventa odioso non è più credibile. Lo è se chiede cose giuste; se chiede di più passa dalla parte del torto", ha continuato Tremonti delineando il principio su cui si basano le politiche di contrasto all’evasione fiscale basate non sulla contabilità ma sulla collaborazione con i comuni e la revisione dei vincoli all’utilizzo dei contanti per i pagamenti. La scelta di rivedere i vincoli per l’uso del contante "non è stata fatta per favorire pratiche illecite: la soglia era illogica, troppo bassa; quella attuale è europea".

Altri paesi sono arrivati a un uso generalizzato di strumenti sofisticati ma "non è che se ne imponi uso hai un alto livello di contrasto all’evasione. In molte parti del nostro paese - ha rilevato il ministro - non si sa ancora usare l’assegno. Non credo che siamo un popolo di ’delinquenti salvo prova contrarià".

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