Politica

Tremonti: «Economia più veloce nel 2006»

Possibile rinvio al 2007 dell’agenda di Lisbona come vuole la Commissione

Antonio Signorini

da Roma

Ottimista sul futuro dell’economia italiana e soddisfatto per quanto la Commissione europea ha riportato nelle previsioni economiche d’autunno. Per il ministro dell’Economia Giulio Tremonti da Bruxelles arrivano solo valutazioni «condivisibili» e «suggerimenti» utili, tanto che un paio di questi hanno ottime possibilità di essere tradotti in politiche concrete: lo studio di nuovi stumenti per controllare la dinamica della spesa pubblica e il rinvio al 2007 dei finanziamenti per l’agenda di Lisbona.
Nell’analisi della situazione italiana che Tremonti ha fatto a commento dei dati Ue, in primo piano lo stato dell’economia e quindi la crescita del Prodotto interno lordo. «Sui dati economici ci troviamo» con i dati europei, ha assicurato il superministro. Roma è un po’ più ottimista di Bruxelles sull’anno in corso. «Confermiamo la velocità di uscita dal 2005», ha precisato il ministro. Il prossimo anno anno le cose andranno meglio: «Le prospettive per il 2006 sono di una marcia sufficientemente veloce». Il fatto che la crescita italiana sia inferiore alla media europea non è una sorpresa: il Pil dello stivale «è stato sopra la media Ue fino al 1985 e sotto dal 1985 in poi».
Sul fronte dei conti dalla Commissione è arrivata una valutazione positiva del lavoro svolto dal governo italiano. «Il senso è - ha spiegato Tremonti - che finora abbiamo lavorato bene». Per il 2005 «la previsione è che l’Italia centri l’obiettivo di deficit concordato in modo sufficientemente affidabile».
La stima del governo per il deficit/pil nel 2006 è al 3,8 per cento, quella di Bruxelles al 4,2 per cento, ma il documento europeo è solo tecnico, non tiene conto degli impegni italiani. «I numeri di correzione ci sono, la questione non è di importo ma di tenuta dei conti», ha spiegato il superministro. Il governo ha già sott’occhio delle «aree di spesa» che valgono proprio lo 0,4 per cento del Pil, quindi la differenza tra la stima italiana e quella Ue. «Se questo controllo funziona, e funzionerà, allora centreremo gli obiettivi».
Su questo fronte Tremonti si mostra disposto ad accettare tutti i suggerimenti avanzati dall’esecutivo comunitario nelle previsioni d’autunno. A partire da meccanismi per monitorare e controllare la spesa dell’amministrazione centrale e periferica dello Stato. «Bisognerà discutere sul tipo di controllo da introdurre nel nostro ordinamento». Non un’authority dei conti pubblici che ha trovato nuovi sostenitori nella maggioranza che «per quanto meritevole di attenzione, è fuori dalla discussione sulla Finanziaria». Serve semmai uno strumento che operi in modo strutturale, «a regime», e che serva a controllare i conti e anche a imbrigliare la spesa delle autonomie locali. «Anche a queste si riferisce il documento della commissione», sottolinea il ministro.
L’altro suggerimento di Bruxelles consiste nel posticipare il finanziamento delle politiche per l’agenda di Lisbona. La Finanziaria gli dedica i proventi delle dismissioni immobiliari: tre miliardi di euro in investimenti e innovazione che potranno essere contabilizzati solo quando entreranno nelle casse dello Stato. L’indicazione data da Bruxelles sembra un via libera ad utilizzare queste entrate, che sono una tantum, per mettere in sicurezza i conti pubblici. «Per loro sono spese da tagliare», spiega il ministro senza sbilanciarsi sull’eventuale adozione del rinvio di Lisbona al 2007. «Vedremo», si limita a dire precisando comunque che i suggerimenti di Bruxelles sono «difficili da ignorare».
Per quanto riguarda il debito pubblico Tremonti esclude misure extra. Il governo attuerà «quello che è previsto, ma niente più». No comment su possibili ulteriori privatizzazioni e anche su un’eventuale superholding per vedere pezzi del patrimonio statale.

Il messaggio è: il governo agirà principalmente sulla spesa pubblica perché - ha fatto notare il direttore generale del Tesoro Vittorio Grilli - in presenza di deficit eccessivo è naturale che la discesa del debito rallenti.

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