Tremonti: «Faremo la riforma fiscale in 2-3 anni»

nostro inviato a Cernobbio

Il governo Berlusconi farà la riforma del fisco entro due o tre anni. È il ministro Giulio Tremonti ad annunciarlo, e lo fa davanti alla platea «giusta», quella delle partite Iva di Confcommercio riunite a Cernobbio il cui leader, Carlo Sangalli, aveva messo proprio la modifica del regime fiscale in testa alle volontà della categoria. Tremonti l’ha fatto anche nel modo giusto, cioè sottolineando che il governo si prenderà tutto il tempo necessario perché vuole che la riforma sia condivisa. «Discuteremo con tutti - ha garantito - senza lasciare la materia alle chiacchiere estemporanee». Quando sarà avviato l’iter, è stato un altro ministro a precisarlo sempre al forum dei commercianti: dopo le elezioni regionali. Parola di Maurizio Sacconi (Welfare).
Tremonti, che da domani e per due settimane ospiterà la tradizionale missione annuale degli ispettori del Fondo monetario internazionale, non ha aggiunto tanto di più. Non ha parlato di aliquote né di gettito. Ha inserito l’annuncio in un discorso molto più ampio sulle origini della crisi. Verso la fine del quale ha ricordato che l’attuale sistema fiscale «fu pensato negli Anni 60 e tradotto in legge negli Anni 70: una gestazione di circa otto anni. Poi è stato rattoppato e non so quanto sia rimasto dello spirito originale. Oggi la realtà è totalmente diversa: le piccole imprese hanno preso il posto della grande industria, c’è internet e l’economia dei servizi, abbiamo più vecchi e meno giovani». Anche il prelievo va adeguato, anche se - ha ricordato Tremonti - «noi non abbiamo introdotto nuove tasse né modificato le aliquote. La pressione fiscale, una “signora” mai incontrata per strada, è aumentata grazie al maggior gettito dei giochi e a quello dello scudo fiscale».
Sulla crisi, il titolare di Via XX Settembre ha difeso ancora una volta l’operato del governo. «Non potevamo fare di più a causa del nostro debito elevato, abbiamo fatto bene a evitare l’aumento della spesa pubblica che qualcuno sollecitava. Il nostro compito era mantenere la coesione sociale, sappiamo che ci sono famiglie e imprese in difficoltà ma il Paese nell’insieme ha retto meglio di altri. Abbiamo dirottato tutte le risorse verso la protezione sociale ed è stata una decisione vincente. L’ha riconosciuto anche Romano Prodi in un discorso in Cina».
E l’ha ammesso anche Enrico Letta, seduto al fianco di Tremonti al tavolo di Confcommercio: «Le ultime cinque finanziarie, tre di Tremonti e due di Padoa-Schioppa, hanno salvato l’Italia». Ma la crisi sarà dura da superare, tanto che, secondo il ministro, sarebbe meglio concentrarsi sul «management» della crisi più che sulla «exit strategy»: cioè come conviverci e come governarla.
Sulle pensioni, «il problema per i giovani esiste, ma è necessario definire una base di stabilità del sistema, altrimenti ci saranno problemi sia per i giovani sia per gli anziani». Scelta felice anche quella di sostenere il sistema finanziario con soldi pubblici, benché il governo italiano non abbia dovuto salvare banche al tracollo. Riferendosi alla situazione greca, Tremonti ha criticato quella «finanza che usa i soldi pubblici per speculare contro i governi» attraverso le manovre sui fondi sovrani già denunciate da Atene.

Domani i 16 ministri delle Finanze dell’Eurogruppo decideranno quali strumenti utilizzare per soccorrere il governo greco e parleranno anche dell’ipotesi di istituire un Fondo monetario europeo per difendere la moneta unica dalle speculazioni.

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