Gian Battista Bozzo
nostro inviato a Bruxelles
Giulio Tremonti arriva a Bruxelles non per minacciare «retaliations», ritorsioni o vendette per il caso Enel. Con i commissari alla Concorrenza Neelie Kroes, incontrata a lungo ieri sera, e al Mercato interno Charlie McCreevy, che vedrà stamattina, il ministro dellEconomia vuole per ora aprire una discussione. Con un preciso obiettivo, che lo stesso Tremonti spiega così: «Siamo favorevoli a un mercato europeo armonioso, e vogliamo fermare la deriva protezionistica in Europa». Aggiungendo, a scanso di equivoci e ad uso di molti, una puntualizzazione: «Quella dellEnel era unoperazione di mercato lineare e amichevole, non certo ostile. Chi lo dice e chi lo scrive non è informato», o peggio ha affermato «una cosa non vera».
I modi sono diplomatici. Ma quel che dice il ministro dellEconomia nella capitale comunitaria pesa. In sintesi, Tremonti afferma che: a) il Tesoro, azionista di riferimento dellEnel, non è mai entrato nelle scelte strategiche del management; b) loperazione, che andava configurandosi da mesi con un partner, la Veolia, non aveva alcuna caratteristica ostile né aggressiva nei confronti di Suez, anzi era «friendly, fatta in Francia con un partner francese»; c) improvvisamente, fra il 20 e il 21 di febbraio, questa operazione «perfettamente fisiologica» subisce un improvviso stop perché «nel giro di unora il partner francese si defila», annunciandolo perfino nel proprio sito Internet, in quello che si potrebbe definire un vero e proprio voltafaccia; d) immediatamente dopo, il primo ministro francese de Villepin con il ministro dellEconomia Breton e, in seconda fila, gli amministratori delle due società, va in tivù ad annunciare in «maniera drammatica» la fusione fra Gaz de France e Suez in quello che Tremonti definisce un «power show», condito dal fatto che uno degli operatori è il governo francese e che per quelloperazione bisogna addirittura cambiare le leggi locali. Una successione di fatti che alimenta interrogativi, che si presta a pesanti considerazioni sul comportamento di Parigi.
Nessuna ritorsione, tuttavia, nessuna vendetta da parte italiana. E neppure, «per ora», una nuova legge italiana anti-Opa. Ma, questo sì, il desiderio che lEuropa dica se tutto questo è europeo. Tremonti ricorda con enfasi che questo caso ha una «enorme rilevanza politica per largomento in questione, lenergia, i tempi e i modi, il fatto che avviene in Francia. Rischia - spiega - di avere per il mercato interno europeo la stessa rilevanza che ha avuto, per la politica, il no dei francesi alla Costituzione europea». Di questo Tremonti discute con Neelie Kroes, in un lungo e cordiale incontro nella sede della Commissione. «È il primo di una lunga serie di incontri che avremo con la Commissione - commenta al termine il ministro dellEconomia - e comunque abbiamo già concluso insieme che bisogna evitare le asimmetrie nelle liberalizzazioni di mercato».
Una maniera elegante per asserire un principio fondamentale: lapertura dei mercati vale per tutti i soci dellUnione e per tutti i settori: dal bancario in Italia allenergetico in Francia. «Siamo in un mercato aperto, aspiriamo a un trattamento eguale», alla reciprocità, chiarisce il ministro dellEconomia. Parole che, stamattina, Tremonti ripeterà a Charlie McCreevy, lirlandese che nella Commissione sorveglia landamento del mercato interno; lo stesso McCreevy che, in un carteggio ormai famoso con lex governatore Fazio, accusò di scarsa apertura il nostro sistema creditizio.
Il percorso europeo sarà lungo, come sempre accade in simili circostanze. La Commissione attende la formalizzazione della fusione Gaz de France-Suez per esprimere le proprie valutazioni in maniera «esaustiva e imparziale», assicurano a Bruxelles. Tuttavia la Commissione è pronta a lanciare una procedura dinfrazione contro la Francia per la nuova legge anti Opa straniere varata da Parigi allinizio dellanno. È evidente, comunque, che il colpo per la credibilità del mercato interno europeo è stato duro. «Il danno - osserva Tremonti - non è tanto per lItalia o per 'Enel, che di fatto non ne hanno subiti, ma per gli azionisti francesi, per il processo di integrazione europea, per la Commissione. Abbiamo linteresse a fermare questa deriva protezionistica che si sta sviluppando in Europa, e credo - conclude il ministro dellEconomia - che nessuno in Europa possa considerare questo un caso banale; non è la fusione fra due fabbriche di racchette da tennis».
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