Abbiamo beccato «l'americana»? «Ma sì... diciamo così» ride divertito Silvio Berlusconi, interrompendo Tremonti (nella foto rotonda) che spiega come la crisi sia un virus che, in un corpo sano come quello dell'economia italiana, stia facendo meno danni che altrove. Al suo fianco il ministro dell'Economia annuisce. «La nostra posizione - torna a spiegare - è relativamente diversa, in meglio. Meno drammatica che in altri Paesi, perché da noi le banche si sono esposte meno, le imprese sono guidate bene, e poi ci sono le famiglie. Da noi se chiama un parente non è per chiedere soldi come altrove...». Il che, naturalmente, non fodera gli occhi di premier e ministro dellEconomia. Che si dicono pronti a intervenire in caso di necessità, ma che per ora trovano congruo verificare le cose attraverso quella che Tremonti definisce «una politica modulare» che «non lascerà nessuno indietro». I punti di crisi? Vanno studiati e messi al riparo. E qui il ministro si leva un sassolino dalla scarpa. Dice che «la vigilanza dei prefetti nel settore bancario non è parte di una strategia di controllo sul credito, ma di controllo territoriale e sociale. Chi pensa a una logica di controllo del credito temo non abbia capito la sua vera essenza. Il binomio non è prefetti-banche; il binomio vero è territorio-crisi. Se c'è una crisi, infatti, la risolvi prima e meglio sul territorio che non per linee verticali». Per questo, per Tremonti «la vera logica è quella di un tavolo a cui partecipino imprese, sindacati, o anche Camere di commercio, associazioni. E, perché no, anche l'Inps se si tratta di ristrutturare un debito previdenziale o l'Agenzia delle Entrate se si deve ristrutturare un debito fiscale».
E il segreto bancario? La Svizzera?, gli chiedono.
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