«Tremonti sbaglia sul metodo, ascolti di più»

RomaOnorevole Maurizio Lupi, inizia una settimana decisiva. La maggioranza supererà l’ennesima prova del fuoco?
«Abbiamo appena preso la quarantaquattresima fiducia. Forse sarebbe il caso di prendere atto che una maggioranza c’è ed è solida. E lo dovrebbe fare anche l’opposizione impegnata in un dibattito surreale su un’implosione che non arriva mai».
Ammetterà che avete vissuto tempi migliori.
«Stiamo ponendo le fondamenta per la ripartenza con la manovra, il rilancio del Pdl, la sfida lanciata all’opposizione che non può permettersi di stare 18 mesi a gridare al vento, la verifica del rapporto con la Lega».
La Lega, appunto. Non le sembra che il Carroccio ultimamente dimentichi spesso di essere forza di governo?
«Alle amministrative è suonato un campanello d’allarme anche per loro. Devono capire che la sfida è rafforzare il governo altrimenti con la politica dei distinguo ci si fa tutti del male».
Vi confronterete in concreto sulle richieste di Pontida?
«Certo, molte possono tranquillamente diventare contenuti di coalizione. Dal fisco alla revisione del Patto di stabilità per i Comuni, dall’attenzione verso le pmi all’allentamento delle ganasce fiscali».
Il trasferimento dei ministeri?
«Non mi sembra una priorità per il Paese».
Quale lezione avete ricavato dalle amministrative?
«Primo: politica urlata e scontro continuo provocano logoramento. Secondo: insistere sulla necessità di una riforma della giustizia non ci ha fatto bene. Quella riforma bisogna farla, non prometterla. Terzo: un passaggio a vuoto non significa una condanna alla sconfitta. La Merkel ha perso elezioni intermedie ma nessuno ha ceduto alla logica del “tutti a casa”».
Le dure parole di Crosetto su Tremonti sono l’opinione di un singolo o rispecchiano il pensiero di molti?
«Guido è un fraterno amico ma ha usato toni eccessivi, non avrei usato quei termini. Certo la sua posizione può essere la spia di un malumore riguardo al metodo usato da Tremonti».
Ma oggi Tremonti e Berlusconi sono compatibili?
«Io mi riconosco in un governo il cui presidente è Silvio Berlusconi. È fondamentale che Giulio capisca che la politica viene prima della responsabilità di settore».
Ce lo vede Tremonti sensibile alla logica della collegialità?
«Innanzitutto mi sembra già una conquista che oggi si vada verso una riforma fiscale considerato che fino a due mesi fa questa ipotesi veniva esclusa. In ogni caso sono sicuro che Tremonti, che è un uomo geniale, capirà che in questa fase deve coinvolgere e confrontarsi».
Berlusconi immagina la trasformazione del Pdl nel Ppe italiano.
«Innanzitutto registro che il mio partito ha chiuso la fase della provvisorietà, quella del 70-30, e con la nomina di Alfano è entrato nella maturità. E poi c’è il desiderio di definire il profilo di una forza che vuole proiettarsi nei prossimi 20-30 anni, mettendo al centro la persona e il principio di sussidiarietà».
A proposito, lei ha creato con Bersani, l’Intergruppo per la Sussidiarietà. Si è sentito tradito dal suo dietrofront sui servizi pubblici locali?
«Mi ha colpito molto. È l’esempio di come la politica possa piegarsi agli obiettivi di breve termine dimenticando il servizio del bene comune.

Il risultato di quel referendum - sul quale sono circolate balle che non esistevano sulla faccia della Terra - rischia di provocare un danno all’Italia».
Cosa farà Maurizio Lupi da grande?
«Sono molto contento di fare il vicepresidente della Camera e molto interessato a offrire il mio contributo ad Alfano per il rilancio del Pdl».

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