Per spingere sullacceleratore della crescita, il governo riparte anche dal nucleare. Oggi il Consiglio dei ministri esamina la nuova versione del decreto legislativo che «modifica e integra» il provvedimento sulla localizzazione e realizzazione di centrali nucleari nel nostro Paese. Alla luce della recente sentenza della Consulta, nelle scelte saranno più coinvolte le Regioni. Potrebbe arrivare «fuori sacco» anche un disegno di legge sulla concorrenza.
Il governo non rinuncia ad affrontare come prioritaria la questione energetica. Già mercoledì, nella conferenza stampa sulla moratoria dei debiti delle imprese, Silvio Berlusconi ha ricordato che una delle palle al piede delleconomia è il costo energetico superiore del 30% rispetto ai Paesi concorrenti.
Del rilancio della crescita hanno discusso, ieri mattina al Tesoro, Giulio Tremonti, Maurizio Sacconi, Renato Brunetta, Paolo Romani, Roberto Calderoli, Mariastella Gelmini, Altero Matteoli, Giancarlo Galan. Un incontro di due ore in cui si sono delineate le strategie da inserire nel piano per la crescita che il governo presenterà a metà aprile allEuropa. Semplificazioni, piano Sud, opere pubbliche, istruzione, piano casa, liberalizzazioni nel «menù» del documento. La prossima riunione, il 24 febbraio, sarà centrata su infrastrutture e Mezzogiorno. Si punterà ad accelerare le infrastrutture prioritarie, dalla Salerno-Reggio al Mose di Venezia.
«Dobbiamo chiedere allUnione europea tante deroghe per crescere, come ha fatto la Germania», ribadisce Tremonti intervenendo alla presentazione di un libro di Innocenzo Cipolletta, con Walter Veltroni e Michele Salvati. Il ministro dellEconomia ha anche sottolineato che lintroduzione del federalismo fiscale non è unoperazione «violenta nè istantanea», ma lavvio di un processo che raddrizza lalbero storto della finanza pubblica. Senza il Sud, la crescita italiana sarebbe a livelli molto più elevati dell1,1% : «LItalia è lunico Paese duale in Europa, in Calabria il mercato da solo non funziona». Privatizzare il patrimonio per ridurre il debito è una via ma «non facile».
Infine, non è mancato un avvertimento sugli effetti della situazione in Nord Africa, «rispetto ai quali la guerra del Kippur è ridicola». Le rivolte in atto, osserva, sono «i mutanti della crisi».
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