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Trezeguet difende lo svedese: «Non è un egoista»

Marcello Di Dio

nostro inviato a Torino

L’Inter chiama, la Juve risponde. Senza esaltare troppo e con il minimo sforzo, ma tanto per prendere le misure al campionato. C’è lo scudetto da onorare e bisogna iniziare bene la stagione, approfittando delle disgrazie altrui (vedi Milan, fermato nel pantano di Ascoli). Quale miglior avversario allora se non il Chievo, che tradizione vuole sempre sconfitto nelle sfide dirette. Ieri sera è andata allo stesso modo, per la nona volta consecutiva - nonostante una mezz’ora sicuramente positiva della squadra di Pillon - grazie a un bellissimo gol di Trezeguet. Dopo la sua prova contro i veneti (meritava almeno quattro reti personali) si capisce perché Capello abbia insistito tanto nel tenere il francese, tempestato di telefonate nel corso di tutta l’estate. Delude Ibrahimovic, ma c’è da pensare a una serata storta, anche se Del Piero seduto in panchina avrà rosicato e non poco.
Desolante il colpo d’occhio del «Delle Alpi» (poco meno di venticinquemila spettatori). Capello schiera la formazione tipo (manca solo Buffon e dopo sei minuti verrà meno anche Zebina, che in un allungo per rinviare un pallone si procura un guaio muscolare), lasciando ancora fuori Del Piero.
Che si consola con la convocazione in azzurro, anche se non saltava una partita d’esordio con la Juve da dieci anni. E si scalda inutilmente per oltre mezz’ora nel secondo tempo. Il tecnico della Juventus ritrova Thuram, assente nella finale di Supercoppa, mentre Mutu è addirittura in tribuna con Miccoli offeso pesantemente dalla curva bianconera. Forse un piccolo segnale di quanto potrebbe accadere nelle ultime ore di mercato, magari un approdo del romeno nella capitale nell’affare Cassano.
Il Chievo non vuole fare la vittima sacrificale e propone un 4-4-2 speculare a quello juventino. Pillon, con un passato nelle giovanili bianconere nell’ormai lontano 1972, non ha campioni in squadra ma nella prima mezz’ora mette in campo una squadra ordinata, corta e ben organizzata, che non rinuncia a giocare e crea non pochi imbarazzi ad Abbiati, al debutto nel ruolo di vice-Buffon. Anzi i veneti potrebbero addirittura ottenere il colpaccio con Pellissier al 12’: preciso l’assist di testa di Semioli sulla linea di metà campo, meno il tiro dell’attaccante che sorprende la disattenta retroguardia juventina ma spara a lato. Semioli e Franceschini provano a sfondare sulle fasce, ma è soprattutto l’ex Brighi a impostare il gioco dei gialloblù. E se Emerson e Vieira faticano a entrare in partita, Ibrahimovic è addirittura irritante, Trezeguet sembra invece in palla e cerca di sfruttare al meglio i cross di Camoranesi e Zambrotta, inizia un proprio duello con Fontana, che dimentica il divorzio tumultuoso dall’Inter e sembra insuperabile. Strepitoso all’11’ e al 31’ sul francese, ma nulla può cinque minuti più tardi: avvitamento di Trezeguet sul cross dalla sinistra di Zambrotta (cresciuto molto nel finale di primo tempo) e palla nell’angolino. Dopo il gol, la Juve si placa e il Chievo accetta la tregua per non rischiare ulteriormente. Peccato che la partita di Fontana (anche per lui un guaio muscolare) finisca al 45’. In campo va Squizzi, un «virgulto» juventino persosi poi nei campi di B e C. Camoranesi saggia a metà tempo le sue doti con un colpo di testa ben respinto, Ibrahimovic completa la sua serata disastrosa sparando fuori da distanza ravvicinata.

Prima del match, è stato presentato il nuovo abbinamento della Juventus con la Banca popolare italiana: contratto di sponsorizzazione di cinque anni per una cifra complessiva di 12 milioni di euro.

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