Leggi il settimanale

Triboniano, Caritas s’arrende: «Troppi ospiti, così è il caos»

Lasciamo perdere il consenso popolare, il dibattito politico, e anche i proclami che tanto non portano da nessuna parte. Il campo nomadi di via Triboniano va ridotto di numero e mica di poco. «Dobbiamo passare da 520 ospiti a 100. Troviamoci intorno a un tavolo insieme a Comune e prefettura e vediamo come poterlo fare», tuona don Virginio Colmegna. E se a dirlo in toni tanto decisi e senza mezzi termini, è proprio il fondatore della Casa della carità, vuol dire che da quelle parti la situazione è davvero ingestibile.
Colpa del «vuoto legislativo», se così si può chiamare, che si è creato da quando si sta aspettando l’entrata in vigore del nuovo regolamento per i campi nomadi presentata dal prefetto a febbraio 2009 che ha superato e annullato il Patto di socialità e di legalità del 2007. Già. E intanto cosa succede? «Non ci sono più regole: non valgono più quelle vecchie e non ci sono ancora quelle nuove - spiega Emilia Dragonetti, vicepresidente del coordinamento dei comitati milanesi -. Sono ricominciati i furti, i dispetti, i fuochi, il fumo, la sporcizia». Auto rubate, prostituzione, gioco d’azzardo, ragazzini che non vanno a scuola, nel campo c’è pure un biliardo, senza contare i nuovi arrivi che nessuno controlla. «E come si fa con quindici varchi? Con tutti i matrimoni che fanno, lasciamo una famiglia di cinque persone e la ritroviamo di dieci». Anche la polizia locale è in difficoltà, la sorveglianza è sempre più superficiale, aggiunge Emilia mentre snocciola l’elenco dei più negligenti. «Nell’ordine: prefettura. Perché è il prefetto il commissario straordinario per i rom. Poi il Comune, padrone del campo che l’ha istituito e ha fatto tante promesse ai cittadini. Infine questura e vigili».
Ma facciamo un passo indietro. Nel 2007 il campo viene affidato in gestione alla Casa della carità che censisce i 580 presenti, facendo sottoscrivere il Patto di socialità e legalità. Gli operatori lavorano con un finanziamento di 100mila euro all’anno o poco più. Passano due anni e la situazione precipita. «Bisogna capire quali operazioni di allontanamento e di uscita positiva si possono fare. Se io segnalo un problema di prostituzione e la mia denuncia non ha riscontro, noi operatori andiamo a rischio», prosegue don Colmegna. Insomma, il regolamento è stato fatto senza segnalare i nodi fondamentali per la gestione dei campi regolari, ossia come allontanare le persone. «Dove non c’è uno sgombero per abusivismo, vanno applicati altri principi. Noi abbiamo proposte di lavoro, reddito, studio. Date queste condizioni, si possono alleggerire i numeri. La riduzione non si fa con il regolamento, ma con strategie sociali e interventi reali dove c’è illegalità». E il tavolo di confronto con le istituzioni, la Casa della carità e i comitati è bene che arrivi in fretta, visto che proprio in quella zona c’è un’urgenza urbanistica per l’Expo. «Le istituzioni vogliono fare percorsi positivi per i più meritevoli: sì o no? - aggiunge don Massimo Mapelli -. Noi sì. Abbiamo convinto 40 adolescenti a seguire un corso di formazione professionale. Tutti l’hanno portato a termine, ma non ne è uscito nemmeno un tirocinio. Se mancano le prospettive, il resto non conta».


La speranza è che con il nuovo regolamento, tutto questo diventi reale. Ora a occuparsi del campo di Triboniano dovrebbe esserci un comitato di gestione. «L’hanno nominato, ma al momento non abbiamo ancora visto nessuno».

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica