Cronache

«Alla tribuna preferisco il televisore»

«Alla tribuna preferisco il televisore»

Emmanuele Gerboni

Cielo grigio su, foglie gialle giù. Sognando la sua California che si chiama Bogliasco. Sale, di nuovo, verso quella collina quando Genova si sta svegliando. Per cercare il blucerchiato dove il blucerchiato è tutto. Questo pazzo novembre ha messo la testa a posto, un vento di tempesta taglia in due quel silenzio surreale, ma c’è tutto il sole del mondo nei suoi occhi. Fabio Bazzani, bentornato. Facciamo finta di essere al giorno del raduno. Che tutto deve ancora iniziare. Che la storia si può riscrivere. E non finirà con il rumore di quel ginocchio che fa crak. Che quella maledetta amichevole con il Verona non c’è mai stata. 9.20, gli apre la porta del paradiso il magazziniere Marco Mantovani. Un abbraccio forte, forte. «Bazza» ritrova tutto. Colori e sapori perduti. Lo spogliatoio, il campo, Bogliasco. La sua casa è questa. E non è mai stata così bella.
«Mi mancava tutto, l'atmosfera, lo spogliatoio ma anche vedere intorno al campo i tifosi con la sciarpa blucerchiata. È stato già emozionante arrivare in auto su per la salita che porta qui, al Mugnaini. Domani (oggi, ndr) sarà ancora più bello visto che ritroverò il mister e tutti i compagni. Non vedo l’ora di giocare. In tandem con Bonazzoli? Se me lo chiedono faccio anche il terzino».
Si cambia velocemente, la seconda vita di Bazzani è un orologio che va velocissimo. Tre ore di filato sotto lo sguardo attento del preparatore atletico Gianni Brignardello e del medico sociale Amedeo Baldari. Fischio d’inizio alle 9.30. Palestra fino alle 11 (dove effettua anche un test per la velocità sul tapis roulant), poi l’erba di Bogliasco che è sempre più verde. Qualche esercizio con ostacoli, un po’ di corsa con cambi di direzione dolcissimi (guai ad esagerare), giri di campo. Ancora palestra. Sono tre ore. Volate via in un respiro. Il vento picchia forte, subito di corsa sotto la doccia. Ma ci sono sguardi che dicono tutto. «Ha volontà da vendere, alla fine di dicembre ci sarà l’ultimo controllo con il professor Cerulli per l’ok definitivo. Il recupero sta andando molto bene, ora è come se incominciasse una pre-preparazione», spiega Baldari. Esce Brignardello dopo l’ultimo giro di campo, quel sorriso è una garanzia.
«Bazza» è sempre lui, va come prima e più di prima. Non esistono date certe per il calendario, si tira avanti giorno per giorno. Come ha fatto Bazzani quando sudava in palestra a Roma. Così è più bello scoprire che stai andando più forte anche della tabella di marcia. Tra un mese, però, dovrebbe aggregarsi con il gruppo, qualche partitella al giovedì, e magari, l’ultimo test con la Primavera prima che il sipario si alzi: «Sarei felicissimo di rientrare a Marassi, spero davvero di farcela per la ripresa del campionato dopo la pausa natalizia. L’otto gennaio c’è giusto la sfida con il Livorno in casa... Di certo, tornerò allo stadio quando potrò essere a disposizione del mister, ero già venuto con il Chievo ma ho sofferto troppo in tribuna, allora preferisco seguire i miei compagni in televisione».
Ore 13, la chiacchierata continua. Bazzani ringrazia tutti quelli che gli sono stati vicini. Dall’operazione al ginocchio destro sono passati cento giorni, Roma e Genova vuole dire cinquecento chilometri di distanza ma lui è come se fosse sempre stato lì. Su quella collina di Bogliasco dove la Samp progetta e fabbrica i suoi trionfi. «La società, il mister, i compagni mi hanno fatto sentire importante, anche se ero lontano. Ora voglio ripagarli alla grande. Mi farebbe piacere che, alla fine della stagione, si dicesse una cosa: anche se in pochi mesi, Bazzani ha dato un contributo importante».
Si finisce con una dedica. Ne ha fatti, ma il prossimo gol sarà quello da incollare sulla copertina. Il primo (di questa nuova vita) non lo potrà mai scordare: «A chi lo dedicherò? A mia moglie: è stata straordinaria, mi ha aiutato tantissimo». 13.20, sale in auto e sgomma via. Spettinando quelle foglie gialle che sono sparse qua e là. Il cielo lassù, invece, è sempre più grigio. Ti sogno California, la canzone faceva così.

Bogliasco, ecco il mio sogno: Bazzani la canta così.

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