da Milano
«Quello che ho detto parla da sé, non ci possono essere ambiguità». Nessuna possibilità, infatti, di fraintendimento delle parole con cui Jean-Claude Trichet, facendo riferimento alla necessità di «una stretta vigilanza» per garantire la stabilità dei prezzi, ha di fatto fornito la definitiva conferma che in giugno la Bce alzerà i tassi al 4%, dopo averli lasciati invariati ieri al termine della «trasferta» dublinese.
Da qui al mese prossimo il solco è insomma tracciato. A imporre unulteriore stretta, lottava a partire dal dicembre 2005, sono ancora una volta le spinte inflazionistiche, alimentate tra laltro da rinnovi contrattuali monitorati «con particolare attenzione» da Francoforte soprattutto dopo le intese siglate dai metalmeccanici tedeschi e, in Italia, dai dipendenti del pubblico impiego. Oltre a reiterare linvito alle parti sociali «ad assumersi le proprie responsabilità, il francese Trichet ha anche auspicato una differenziazione degli accordi salariali che «tenga conto dellelevato livello di disoccupazione in alcuni Paesi».
Con i prezzi destinati, secondo le stime della Banca centrale, a risalire entro la fine dellanno, gli spazi per intervenire sul costo del lavoro anche dopo giugno non dovrebbero mancare. Trichet ha tuttavia glissato sulle future mosse dellistituto a partire dallestate: «Oggi (ieri, ndr) non darò nessuna indicazione. Vi do appuntamento - ha spiegato ai cronisti - in giugno a Francoforte, quando avremo nuovi elementi a disposizione». Limpressione, comunque, è che lEurotower abbia già definito un ruolino di massima per il 2007 che, salvo sorprese, dovrebbe portare entro dicembre i tassi al 4,25%, appena un punto percentuale al di sotto dei Fed Fund, destinati con buona probabilità a restare inchiodati al 5,25% fino alla fine dellanno. Forte di una crescita economica prevista ancora «favorevole», Trichet sembra in grado di coordinare gli indirizzi strategici senza pressioni politiche. «Sono contento - ha commentato Trichet - che il nuovo presidente francese, Nicolas Sarkozy, non chieda più un cambiamento del mandato della Bce». La Francia è stato infatti il Paese che più ha cercato, anche recentemente, di ridurre lautonomia dellistituto, di cui ha spesso contestato le scelte sui tassi.
Lex governatore della Banque de France non si è quindi lasciato sfuggire loccasione per sollecitare i governi a risanare i conti pubblici «al massimo entro il 2010», anche con lutilizzo delle entrate fiscali superiori al previsto, come peraltro già indicato dallEurogruppo durante lultima riunione.
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