Trichet: «A fine crisi Belpaese più forte»

Un invito a non differire le riforme necessarie a rendere più moderna e dinamica l’economia, ma anche la convinzione che l’Italia «uscirà dalla crisi più forte di prima» potendo far leva sull’attitudine al risparmio delle famiglie, sulla solidità del sistema bancario e sulla capacità del nostro Paese di far quadrato nei momenti più critici.
«Lessons from the crisis», ieri alla Ca’ Foscari di Venezia: in cattedra, il professor Jean-Claude Trichet, fermatosi in laguna dopo la trasferta di giovedì del direttivo della Bce. Parla a braccio, senza aver nulla di preparato, il numero uno dell’Eurotower. Dimostrando però di conoscere vizi e virtù del Bel paese. Ci sono zone d’ombra, peraltro ben note, come l’elevato debito pubblico. Ma non mancano anche le luci: per esempio, la «forte propensione al risparmio - spiega - e la prudenza bancaria costituiscono una piattaforma di sicurezza dalla quale l’economia italiana può ripartire». L’Italia è rimasta inoltre immune dagli eccessi di certa finanza; piuttosto, la nostra finanza «prima di tutto ha fornito sostegno alla produzione dell’economia reale». Al banchiere francese, naturalmente, non sfugge il periodo delicato vissuto dalla nostra piccola e media impresa, fiaccata dalla caduta della domanda internazionale e dalle strozzature del credito. Ma Trichet si dice «fiducioso sul fatto che usciranno dalle attuali difficoltà con una struttura dei costo più leggera e con un’organizzazione dei processi produttivi più efficiente». Alla fine, prevarrà «lo spirito imprenditoriale che è nei geni italiani». Anche perché l’Italia è «un Paese che ha riguadagnato fiducia in sé nelle circostanze più gravi».
Al nostro dna poco appartiene invece la tendenza a innovare, a sradicare vecchie (e cattive) abitudini ormai stratificate. Trichet sollecita un cambio di rotta netto, senza ulteriori ritardi: la crisi deve essere occasione per avviare le riforme strutturali, «può far scattare un piano ambizioso di modernizzazione dell’economia italiana e renderla più dinamica». Il percorso da seguire deve in primo luogo riguardare una riforma del mercato del lavoro tesa a valorizzare la produttività. Per questo, spiega il presidente della Bce, in primo luogo «le istituzioni che regolano il mercato del lavoro devono far sì che le retribuzioni dei lavoratori riflettano meglio gli sforzi individuali e i livelli di eccellenza aziendali».


L’Italia poi deve migliorare la catena di formazione dei prezzi, specialmente nel settore dei servizi, per aumentarne la flessibilità. Per quanto riguarda i trattamenti relativi al welfare che pesano sul reddito disponibile e sul potenziale dell’economia Trichet non ha dubbi: «Devono essere messi da parte».

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