Trichet: nel 2010 una ripresa «significativa»

L’economia globale rallenterà in maniera marcata quest’anno, ma il 2010 «sarà l’anno della ripresa». Lo dice Jean-Claude Trichet, presidente della Bce, al termine della prima riunione 2009 dei banchieri centrali del G10, a Basilea. L’anno prossimo, dunque, il mondo potrebbe emergere dalla crisi che, comunque, andrà avanti per tutto il 2009. «Tutti noi - spiega Trichet - abbiamo l’impressione che il 2010 sarà l’anno della ripresa, una ripresa significativa».
All’incontro di ieri presso la Banca dei regolamenti internazionali erano presenti, fra gli altri, il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, e il governatore della banca centrale cinese Zhou Xiaochuan. Trichet, che è presidente di turno del G10, ricorda come nella situazione attuale sia essenziale la fiducia: «Gran parte della frenata che abbiamo visto proviene dal canale della fiducia, è importante che tutte le autorità intraprendano azioni appropriate per ristabilire un clima positivo». Il presidente della Bce esclude, tuttavia, che le banche centrali stiano discutendo un’azione coordinata, o altri interventi non convenzionali. Le azioni già intraprese da banche centrali e governi «non sono ancora pienamente effettive, in particolare - osserva - manca ancora l’impatto delle misure fiscali adottate dai governi».
L’analisi di Trichet trova riscontro nei dati Ocse resi noti ieri. Il «superindice» economico del novembre 2008 elaborato dall’organizzazione parigina continua a evidenziare un forte rallentamento economico, con un calo di 1,3 punti nella media dei 30 Paesi aderenti. In particolare, è stata colpita la Cina, che segna la seconda peggiore performance, dopo la Russia. Per l’Italia, invece, il rallentamento è molto meno marcato, anzi il nostro Paese mostra il dato «migliore», con un -0,2%. Anche a livello di Paesi G7, l’Italia è quello che rallenta di meno. In Europa emergono tensioni nel mercato del lavoro: la disoccupazione ha raggiunto il 7,8%.

Tuttavia, spiega il vicesegretario generale dell’Ocse Pier Carlo Padoan, l’Europa si trova in una posizione migliore rispetto agli altri Paesi «perché possiede un’interazione fra autorità e mercati più equilibrata che altrove».

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