RomaLa posizione della Lega non cambia. Celebrare lUnità dItalia e impugnare un tricolore non è un dogma così come non può esistere un obbligo di partecipazione alle celebrazioni. Una linea tradotta in pratica attraverso un compromesso «critico»: libertà di dissociazione sul territorio, presenza oggi a Montecitorio di Umberto Bossi, Roberto Calderoli e Roberto Maroni come segno di rispetto verso il capo dello Stato che pronuncerà il discorso celebrativo. Una scelta a cui fa da contraltare lassenza annunciata di quasi tutti gli altri parlamentari leghisti e una serie di iniziative di piccola ribellione in giro per lItalia come a esempio la «gazebata» meneghina durante la quale verranno regalate bandierine di Milano, raffiguranti la croce di san Giorgio.
La semi-dissociazione leghista si sviluppa in maniera non sempre granitica. In Piemonte, ad esempio, assessori e consiglieri della Lega Nord partecipano a tutte le fasi della seduta straordinaria, a Palazzo Lascaris, del Consiglio regionale e ascoltano anche linno. La linea della freddezza leghista, però, fa scattare linevitabile contorno di polemiche da parte dellopposizione. Pier Luigi Bersani, ad esempio, approfitta della ghiotta occasione per attaccare governo e maggioranza: «Se domani un partito della sua maggioranza non viene in Parlamento, Berlusconi deve dire che la sua maggioranza non cè più. Berlusconi ha giurato sulla Costituzione e sulla bandiera» ricorda il segretario del Pd, e «su questo non si può scherzare». Una posizione ovviamente rilanciata da tutti gli esponenti dellopposizione. Maroni, avvicinato dai cronisti in Transatlantico, evita di replicare: «Lasciatemi in pace». Diverso latteggiamento del Pdl nei confronti della Lega. Per i festeggiamenti dei 150 anni dellUnità dItalia «non cè un obbligo di presenza alle celebrazioni ma un obbligo di rispetto» spiega Ignazio La Russa.
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