Trieste, Crocifisso nelle scuole La sinistra: "E' un regime razziale"

Crocifisso in ogni aula e diritto di prelazione per i bimbi con genitori italiani. La sinistra è infuriata contro il Comune

Trieste, Crocifisso nelle scuole 
La sinistra: "E' un regime razziale"

Crocifisso in ogni aula, diritto di prelazione per i bambini con genitori italiani ed un massimo di quattro stranieri su dieci in ogni classe. Il nuovo regolamento delle scuole d’infanzia approvato dal Consiglio comunale di Trieste ha fatto strappare i capelli all’opposizione di centrosinistra, che parla di razzismo tirando in ballo l’apartheid.
Il 21 dicembre, a ridosso del Natale, è passato senza tanto clamore il regolamento per gli asili. Le richieste leghiste sono state un po’ ammorbidite e alla fine tutto il centrodestra, comprese le sue anime ribelli, ha votato compatto una norma che è ben lontana dalla segregazione razziale e più vicina agli umori della gente.

Ieri il capogruppo in Comune dei democratici, Fabio Omero, dalle colonne del quotidiano Il Piccolo ha lanciato strali d’altri tempi: «È una delibera razzista». Il Pdl sarebbe colpevole di aver approvato un regolamento che assegna un punto in più per ottenere il posto in asilo se i genitori risiedono da almeno cinque anni a Trieste, due se si arriva ai dieci e tre se si supera il decennio. Ovviamente il punteggio vale anche per gli immigrati di lunga data. Una specie di simbolico diritto di prelazione, a parità di requisiti, a favore dei residenti. Non solo: per la graduatoria continuano a valere punteggi ben più consistenti se un bimbo è disabile (300 punti) o se i genitori sono disoccupati (100 punti). Il nuovo regolamento prevede pure, che «iniziando gradualmente dal prossimo anno scolastico» non si supererà il tetto del 40% di alunni stranieri in ogni sezione. La Lega voleva imporre il 30%, ma si è arrivati ad un compromesso.
Il centrosinistra però ha gridato al lupo chiamando in causa la segregazione razziale. «Il Pdl si difende dalle accuse di discriminazione sostenendo che il punto in più al bambino autoctono vale solo in caso di parità - ha dichiarato Fabio Omero, capogruppo democratico - nel dicembre ’55 c’era un solo posto a sedere sul bus di Rosa Parks, quando salirono dei passeggeri bianchi che le intimarono di alzarsi, di andare nella parte riservata ai neri. Solo un posto libero. Sufficiente però perché il Pd votasse contro».
Gli risponde il capogruppo leghista Maurizio Ferrara, interpellato dal Giornale: «È solo un primo, piccolo, passo per il riconoscimento della gente che paga le tasse da tanti anni sul territorio comunale, rispetto agli ultimi arrivati. Non mi sembra segregazione razziale. Piuttosto l’atteggiamento razzista è di quelli che tutelano gli stranieri penalizzando gli italiani».
Sul punteggio agli autoctoni ha storto il naso Antonio Lippolis di Futuro e Libertà, che però ha votato alla fine a favore ottenendo l’inserimento del «grembiulino» ai bimbi come consiglio ai genitori. «Se i bambini stranieri, all’interno di una classe, sono in proporzione troppo elevata, non si ottiene assolutamente l’integrazione, ma anzi, si formano delle aree di emarginazione sociale che evidentemente piacciono molto alla sinistra e anche agli esponenti di Futuro e Libertà» è la stoccata di Massimiliano Fedriga, deputato bossiano di Trieste.

Il regolamento della discordia prevede pure la presenza del crocifisso nelle aule delle scuole materne. La frase «è obbligatoria la presenza» ha subito una limatura, grazie ai berluscones doc, in una più morbida «si prevede la presenza del crocifisso», per non urtare le anime belle.

In questi giorni di massacri di cristiani la decisione diventa ancora più attuale.
In ogni caso la sinistra ha votato no con 14 consiglieri perdendo qualche pezzo per strada. I sì sono stati 24, con il centrodestra una volta tanto compatto.

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