Trieste rende omaggio alla Curiel «Hanno premiato il mio coraggio»

Milano«Sono molto emozionata non solo perché torno nella città dove ho le mie radici ma anche perché qui viene premiato il mio coraggio», ci dice Raffaella Curiel che stasera inaugura a Trieste, nella Sala Umberto Veruda di Palazzo Costanzi, Raffaella Curiel. Arte e Moda, rassegna dedicata al suo lavoro aperta fino al 18 luglio. In scena i preziosi abiti che testimoniano il forte legame fra la progettualità della stilista di origini triestine e la cultura. "Lo dico senza falsa modestia: sono forse l'unica intellettuale della moda", ha dichiarato la signora couture italiana che ha trasferito la passione per l'arte nella sapienza dell'alta moda. La prozia Ortensia aveva un prestigioso atelier nella Trieste del primo Novecento frequentato dalla migliore società e dove si respirava l'aria colta della Mitteleuropa. La nipote di Ortensia, Gigliola, madre di Raffaella, trasferendosi a Milano, ne raccolse la preziosa eredità. La sua sartoria divenne, infatti, punto di riferimento d'intellettuali, aristocratici, artisti e industriali. Il successo non si fece attendere al punto che Gigliola firmò il primo abito pronto da indossare da mattina a sera, il celebre "Curiellino", esportato persino negli Stati Uniti.
Inevitabile che la figlia Raffaella, che Trieste insignisce anche del premio "Donna dell'Anno", si formasse secondo i severi insegnamenti della mamma e firmasse la prima collezione nel 1961. "La liaison tra arte e moda è sempre stata fortissima" sostiene Raffaella detta Lella che oggi viene affiancata dalla figlia Gigliola nella creazione delle collezioni di prêt-à-porter e accessori. Una contaminazione che è il fil rouge di tutto il suo lavoro creativo: dagli anni Ottanta ha fatto riferimento a Balla, a Depero, a Van Gogh, a Vermeer. "Facendo ricerca mi emoziono come fossi una bambina. Quando mi sono ispirata a Proust, mi sono riletta la Recherche godendo appieno del fraseggio di uno scrittore che meglio ha descritto la moda di quell'epoca", racconta ricordando anche che Schiele, Goya e Velasquez hanno dipinto vestiti straordinari e che Klimt era fidanzato con una famosa sarta di Vienna la quale per amore posava per lui indossando abiti sensazionali.
La mostra di Trieste racconta queste suggestioni e regala l'emozione di alcuni magnifici modelli avuti in prestito da clienti eccellenti o provenienti dal suo archivio. Pezzi indimenticabili che la dicono lunga su quanto la storia del costume abbia influenzato la vita delle donne e di quanto La Curiel, che tra le sue clienti annovera donne come Hillary Clinton, Margaret Thatcher, Letizia Moratti e la consorte del presidente egiziano Moubarak, non si sia mai fermata nell'esplorazione delle civiltà, dall'africana all'asiatica a quella russa, e dell'arte moderna, da Picasso a Frida Kahlo, da Giorgia O'Keeffe a Lucio del Pezzo. "Per la prossima collezione di alta moda che sfila il 13 luglio a Roma mi sono ispirata al giapponesimo, corrente che fra il 1850 e l'inizio del Novecento influenzò non poco l'arte, il décor e la moda", annuncia aggiungendo che la mostra è stata già richiesta da altre città internazionali.

Del resto oltre ai vestiti e agli accessori, la rassegna propone un itinerario didattico che ripercorre la nascita dei modelli più significati attraverso disegni, immagini fotografiche, riproduzioni di quadri e video. Un bel viaggio all'interno di un ricco quanto affascinante universo semantico.

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