Trionfi francesi, polemiche e drammi

Anche se non si parte più da Parigi ma da Lisbona, in Francia si torna comunque vincitori. L’edizione 2007 del raid motoristico più selvaggio e affascinante del mondo si chiude sotto due stelle: quella del tricolore transalpino, con due piloti francesi sugli allori, e quella oscura e triste della morte che inevitabilmente fa spesso capolino tra le dune.
Nell’ultima tappa di ieri - la passerella di 36 km intorno al lago Rosa di Dakar - a laurearsi campioni sono stati Cyril Despres per le moto e Stephane Peterhansel per le auto. Due giunti in maniera del tutto diversa. Il 32 enne centauro, già vincitore nel 2005, ha guadagnato la leadership della classifica solo a due tappe dalla conclusione a causa dell’incidente occorso allo spagnolo Coma, amministrando poi i 34 minuti di vantaggio sull’altro francese Casteu e lasciando la vittoria nella tappa finale al lettone Vinters. Per Peterhansel, invece, la vittoria ha il sapore della cavalcata: il 41enne pilota alsaziano della Mitsubishi Pajero, che ha chiuso con soli 7’26" sul connazionale Alphans (il campione in carica), ha messo in bacheca la nona vittoria nel raid, terza al volante dopo le sei centrate in sella.
Poca gloria per gli italiani: dopo la sfortunata conclusione dell’avventura di Biasion con la Pandakar, il migliore azzurro è stato Edi Orioli, che con la sua Isuzu ha rimediato quasi mezza giornata di ritardo dal vertice, chiudendo 17°. Un numero non propriamente fortunato, anche se quando si parla di Dakar la fortuna sta nel non incorrere in tragedie o incidenti. Incidenti come quello che è costato la vita al sudafricano Elmer Symons, morto il 9 gennaio nel corso della quarta tappa. Tragedie come quella che ha toccato il francese Eric Aubijoux, stroncato da un malore nella penultima tappa.

I due vanno a ingrossare le fila dei piloti a cui l’avventura africana è stata fatale: 25 rallysti scomparsi nella sabbia di Marocco, Mauritania e Senegal, 25 affamati di vento caldo e adrenalina, 25 per cui la Dakar è stata maledetta. Perché splendida e maledetta questa corsa rimarrà per sempre.

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