Dopo il trionfo di Ségolène duello in vista anche a destra

L’irriducibile presidente Chirac, 74 anni, potrebbe decidere di sbarrare la strada al favoritissimo ministro dell’Interno Sarkozy

Alberto Toscano

da Parigi

Ségolène Royal ha vinto la sua scommessa. Sarà lei a rappresentare alle presidenziali del 2007 (22 aprile e 6 maggio) il Partito socialista. Per la prima volta nella storia francese una donna può essere titolare dell'Eliseo. Sul voto dell'altroieri alcune considerazioni s'impongono: 1) alta partecipazione (oltre l'80 per cento degli iscritti); 2) tendenza pro-Ségolène quasi omogenea nell'insieme della Francia (solo tre federazioni non l'hanno vista al primo posto); 3) riduzione «all'osso» delle correnti di «destra» e di sinistra del partito, guidate dai due rivali di Ségolène, rispettivamente Dominique Strauss-Kahn e Laurent Fabius, che insieme arrivano a malapena al 40 per cento (21 per il primo e 19 per il secondo); 4) il Ps è ormai nelle mani di una maxi-corrente centrale guidata dal segretario François Hollande (compagno di Ségolène e padre dei suoi quattro figli); 5) il potente gruppo degli amici dell'ex primo ministro Lionel Jospin è confluito in gran parte in questa nuova maxi-corrente centrale, in cui sono andati anche i delusi della vecchia sinistra interna, come l'attuale portavoce di Ségolène, il grintoso Arnaud Montebourg; 5) la mappa del Ps francese è cambiata sensibilmente a seguito della campagna di tesseramento, realizzata a tappe forzate da Hollande in condizioni talvolta discutibili (tessere a prezzo scontato fatte su Internet); 6) gli amici di Ségolène hanno utilizzato con grande abilità proprio l'arma di Internet, rastrellando iscritti, e mobilitando le proprie truppe e creando un dialogo con la base; 7) Ségolène Royal è stata abilissima nell'ottenere il massimo dei vantaggi dalla sua immagine di donna impegnata in quel microcosmo maschilista che è la politica francese.
E adesso? Strauss-Kahn e Fabius sono stati più che sconfitti: sono stati umiliati. Il primo compito di Ségolène è quello di integrarli nella gestione della futura campagna elettorale. Già si parla di un governo guidato da Strauss-Kahn nell'ipotesi di un ingresso della Royal all'Eliseo. Ma la strada per giungere a quel risultato è ancora molto lunga. Sul cammino di Ségolène c'è una contraddizione: da un lato la capacità d'incarnare l'idea del rinnovamento, di cui i francesi in generale e i socialisti in particolare avvertono un enorme bisogno, e dall'altro il dubbio persistente a proposito della sua esperienza e del suo programma. Quando mancano parecchi mesi al voto presidenziale, l'opinione pubblica tende a privilegiare il bisogno di cambiamento sui dubbi a proposito dell'esperienza e del programma del candidato. Quando si tratta d'entrare in un seggio - per scegliere l'inquilino dell'Eliseo tra il leader della destra e quello della sinistra - il cittadino può invece farsi prendere la mano dal timore di un salto nel buio e convertirsi all'ultimo minuto per il personaggio politico più rodato. Quello è il rischio per Ségolène: farsi superare sul filo di lana dall'attuale ministro dell'Interno Nicolas Sarkozy.
Ma saranno proprio «Sego» e «Sarko» i due rivali al ballottaggio presidenziale? Questo è possibile ed è persino probabile, ma non è affatto certo. Adesso l'attenzione degli osservatori si sposta sul centrodestra, in cui è in atto una sfida durissima dentro e fuori il partito che ha attualmente la maggioranza assoluta in Parlamento: l'Union pour un Mouvement populaire (Ump), diviso tra i seguaci di Sarkozy e quelli di Jacques Chirac. Sarko, che è anche presidente dell'Ump, ha messo i suoi uomini ai posti di comando e s'è impegnato in una campagna di «tessere facili» molto simile a quella voluta da Hollande. Nell'ipotesi di primarie all'interno dell'Ump il trionfo sarkozista sarebbe scontato. Resta il fatto che Chirac tenterà probabilmente in tutti i modi di sbarrare a Sarko la strada della candidatura presidenziale. Malgrado i suoi 74 anni, l'attuale capo dello Stato potrebbe persino ricandidarsi per un terzo mandato consecutivo e per una quinta elezione presidenziale consecutiva. I giochi sono aperti. Da un lato la maggioranza dell'Ump, dall'altro l'uomo che guida la Francia dal 1995. Saranno fuochi artificiali.
Che farà adesso Ségolène? Il suo obiettivo è chiaro: ricompattare una sinistra andata in pezzi col referendum del 29 maggio 2005 sulla ratifica del Trattato costituzionale europeo.

François Hollande ha in tasca una carta importante per spingere il resto della gauche a comportamenti tali da non danneggiare seriamente la candidatura di Ségolène: la gestione delle candidature di sinistra in occasione delle elezioni del giugno 2007 per il rinnovo dell'Assemblea nazionale. I partiti minori della gauche possono entrare in Parlamento solo grazie a un'alleanza con i socialisti. Dunque potrebbero ridimensionare la propria ostilità a Ségolène.

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