Alberto Toscano
da Parigi
Ségolène Royal ha vinto la sua scommessa. Sarà lei a rappresentare alle presidenziali del 2007 (22 aprile e 6 maggio) il Partito socialista. Per la prima volta nella storia francese una donna può essere titolare dell'Eliseo. Sul voto dell'altroieri alcune considerazioni s'impongono: 1) alta partecipazione (oltre l'80 per cento degli iscritti); 2) tendenza pro-Ségolène quasi omogenea nell'insieme della Francia (solo tre federazioni non l'hanno vista al primo posto); 3) riduzione «all'osso» delle correnti di «destra» e di sinistra del partito, guidate dai due rivali di Ségolène, rispettivamente Dominique Strauss-Kahn e Laurent Fabius, che insieme arrivano a malapena al 40 per cento (21 per il primo e 19 per il secondo); 4) il Ps è ormai nelle mani di una maxi-corrente centrale guidata dal segretario François Hollande (compagno di Ségolène e padre dei suoi quattro figli); 5) il potente gruppo degli amici dell'ex primo ministro Lionel Jospin è confluito in gran parte in questa nuova maxi-corrente centrale, in cui sono andati anche i delusi della vecchia sinistra interna, come l'attuale portavoce di Ségolène, il grintoso Arnaud Montebourg; 5) la mappa del Ps francese è cambiata sensibilmente a seguito della campagna di tesseramento, realizzata a tappe forzate da Hollande in condizioni talvolta discutibili (tessere a prezzo scontato fatte su Internet); 6) gli amici di Ségolène hanno utilizzato con grande abilità proprio l'arma di Internet, rastrellando iscritti, e mobilitando le proprie truppe e creando un dialogo con la base; 7) Ségolène Royal è stata abilissima nell'ottenere il massimo dei vantaggi dalla sua immagine di donna impegnata in quel microcosmo maschilista che è la politica francese.
E adesso? Strauss-Kahn e Fabius sono stati più che sconfitti: sono stati umiliati. Il primo compito di Ségolène è quello di integrarli nella gestione della futura campagna elettorale. Già si parla di un governo guidato da Strauss-Kahn nell'ipotesi di un ingresso della Royal all'Eliseo. Ma la strada per giungere a quel risultato è ancora molto lunga. Sul cammino di Ségolène c'è una contraddizione: da un lato la capacità d'incarnare l'idea del rinnovamento, di cui i francesi in generale e i socialisti in particolare avvertono un enorme bisogno, e dall'altro il dubbio persistente a proposito della sua esperienza e del suo programma. Quando mancano parecchi mesi al voto presidenziale, l'opinione pubblica tende a privilegiare il bisogno di cambiamento sui dubbi a proposito dell'esperienza e del programma del candidato. Quando si tratta d'entrare in un seggio - per scegliere l'inquilino dell'Eliseo tra il leader della destra e quello della sinistra - il cittadino può invece farsi prendere la mano dal timore di un salto nel buio e convertirsi all'ultimo minuto per il personaggio politico più rodato. Quello è il rischio per Ségolène: farsi superare sul filo di lana dall'attuale ministro dell'Interno Nicolas Sarkozy.
Ma saranno proprio «Sego» e «Sarko» i due rivali al ballottaggio presidenziale? Questo è possibile ed è persino probabile, ma non è affatto certo. Adesso l'attenzione degli osservatori si sposta sul centrodestra, in cui è in atto una sfida durissima dentro e fuori il partito che ha attualmente la maggioranza assoluta in Parlamento: l'Union pour un Mouvement populaire (Ump), diviso tra i seguaci di Sarkozy e quelli di Jacques Chirac. Sarko, che è anche presidente dell'Ump, ha messo i suoi uomini ai posti di comando e s'è impegnato in una campagna di «tessere facili» molto simile a quella voluta da Hollande. Nell'ipotesi di primarie all'interno dell'Ump il trionfo sarkozista sarebbe scontato. Resta il fatto che Chirac tenterà probabilmente in tutti i modi di sbarrare a Sarko la strada della candidatura presidenziale. Malgrado i suoi 74 anni, l'attuale capo dello Stato potrebbe persino ricandidarsi per un terzo mandato consecutivo e per una quinta elezione presidenziale consecutiva. I giochi sono aperti. Da un lato la maggioranza dell'Ump, dall'altro l'uomo che guida la Francia dal 1995. Saranno fuochi artificiali.
Che farà adesso Ségolène? Il suo obiettivo è chiaro: ricompattare una sinistra andata in pezzi col referendum del 29 maggio 2005 sulla ratifica del Trattato costituzionale europeo.
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