Se non fosse una tipica storia all'italiana, farebbe solo sorridere. E invece, come tutte quelle del genere "siamo un paese incredibile", merita un bel racconto e una morale finale. Cominciamo dalla città: siamo a Udine dove il tifo calcistico è sempre stato sotto controllo e dentro i confini della civiltà assoluta e dove sono state abolite da tempo le cancellate, orribili dal punto di vista estetico e non solo. Passiamo al personaggio: si chiama Italo Nicoletti. Da quelle parti, per chi frequenta il Friuli e le partite dell'Udinese, è una specie di istituzione. Dai tempi di Zico, infatti, si presenta allo stadio con tromba di dotazione. E quando c'è da incitare la squadra, allora da fiato alla tromba e parte lo squillo che viene considerato una specie di additivo per i calciatori del club friulano.
Da quando sono entrate in vigore le norme restrittive sugli ingressi allo stadio, il nostro Nicoletti è andato incontro a gravi incovenienti. Non a Udine, naturalmente chè Prefetto e Questore hanno adottato una deroga per consentire al nostro di poter suonare la tromba liberamente, senza mai doversene pentire. I problemi sono nati invece in occasione delle trasferte dell'Udinese e dello stesso trombettiere ufficiale della squadra. il quale è stato spesso respinto col suo strumento dal servizio d'ordine: ha dovuto lasciarlo fuori, per poter entrare ed assistere regolarmente alle partite. La vicenda si sta concludendo con una petizione lanciata al ministro dell'Interno, addirittura. Fosse per noi, Italo Nicoletti avrebbe diritto ad entrare ovunque con la tromba ma non è questo il punto.
Verrebbe da chiedersi: perchè la tromba innocua di Udine viene considerato strumento potenzialmente pericoloso e invece i petardi, i fumogeni che esplodono puntualmente negli stadi hanno libero accesso? Basta scorrere le cronache dei giornali sportivi e non per avere la contabilità delle trasgressioni alle norme. Perciò sarebbe bello e intelligente se Maroni intervenisse con un bel decreto: sì, la tromba può entrare negli stadi. Che restino fuori gli altri, cori razzisti compresi.
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