«Tronchetti non offendere, vinco sul campo»

«Tronchetti non offendere, vinco sul campo»

Alessandro Parini

da Torino

In campo. È meglio. Stasera e domenica contro la Fiorentina, in coppa Italia e campionato. Polemiche? No grazie. Almeno non contro i toscani. Con l’Inter, invece, la querelle non è ancora finita. Perché ieri Fabio Capello - più che mai uno dei Quattro moschettieri, come si era scherzosamente definito la scorsa settimana – ha tirato un’altra bella stilettata a Tronchetti Provera e all’universo nerazzurro. Serve un riassunto? Magari no, ma è meglio di sì: «L’Inter non vince? – aveva detto Provera -. Non si è mai piegata ai poteri forti, ecco perché». Il tutto, martedì pomeriggio. Moggi e Giraudo non avevano replicato e allora ecco che ci ha pensato Don Fabio: «Per me che sono un uomo di campo, che ho giocato e allenato per tanti anni, è offensivo pensare che le cose possano stare così. I gruppi di potere non servono per vincere: per quello servono lavoro, disciplina, spirito di sacrificio e capacità tecniche. Ognuno può pensarla come vuole, ma questa è la mia opinione. E credo non sia solo la mia, ma di tutti i giocatori».
Questo è e questo resta. Perché Capello respinge al mittente anche le accuse di avere polemizzato contro i poteri forti quando allenava la Roma: «Non è assolutamente vero. Se non sbaglio ho vinto uno scudetto anche a Roma. Me l’ero presa con gli arbitri, non con altri. E ho capito di avere sbagliato, cambiando il mio comportamento e non parlandone più quando ancora mi sedevo sulla panchina giallorossa: sbagliano loro come sbagliamo anche noi, è inutile prendersela». Il bersaglio resta l’Inter.
Nel frattempo la Juve si è trasferita in massa in Toscana, da cui ripartirà solo domenica dopo la partita di campionato. Quattro giorni tra Coverciano e Firenze, senza scorte particolari come aveva temuto Moggi e con in testa l’idea di dare un’altra spallata alle ambizioni di rimonta altrui: «In coppa Italia giocherà chi finora ha avuto meno spazio – ha ammesso ieri Capello -. Di certo però non ci arrenderemo facilmente. Buffon? Giocherà, mi ha detto che se la sente. Il che non significa che scenderà in campo anche domenica: valuteremo insieme, la partita è sempre diversa dall’allenamento dove hai i compagni che ti rispettano». Torna il 1º dicembre, SuperGigi, dopo l’infortunio alla spalla occorsogli il 14 agosto scorso nel corso del trofeo Berlusconi: uno scontro con Kakà, la spalla destra che fa crac, l’operazione pochi giorni dopo, l’arrivo di Abbiati e tutto quel che ne consegue. Se torna, è perché lui per primo si sente quasi al meglio: «Non voglio farmi compatire o trovare giustificazioni – ha dichiarato qualche giorno fa -. In campo ci sarà il Buffon vero: magari avrò qualche impaccio, ma dipenderà da situazioni che mi troverò ad affrontare nuovamente».
La prima controprova sarà già degna del suo curriculum, anche se al centro dell’attacco viola non ci sarà Toni: «Mi aspetto Pazzini e Bojinov – ha detto Capello -, con Toni in panchina. A proposito: non credo che il capocannoniere sia stato sottovalutato dalle grandi squadre. Semplicemente, ognuno ha fatto la campagna acquisti tenendo presente quello che aveva già in casa: noi e l’Inter in attacco eravamo già a posto, il Milan ha preferito puntare su Gilardino che è più giovane di Toni.

Il quale, secondo me, ha fatto un ulteriore salto di qualità da quando è arrivato in nazionale: l’azzurro gli ha dato consapevolezza, gli ha fatto capire di poter davvero puntare ai massimi traguardi». Quelli che magari tornerà a sognare anche Cassano, «benedetto» da Capello: «È un patrimonio del nostro calcio che va preservato: sono contento che sia tornato a giocare». E se dovesse finire all’Inter?

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