Manila Alfano
Hanno raccolto le idee, chiamato a rapporto pubblicitari e grafici per pensare in fretta ad un nuovo nome da dare ai loro prodotti. Il decreto parla chiaro: solo i prodotti che dimostrano una chiara provenienza da agricolture biologiche ed ecologiche potranno utilizzare la denominazione «bio». Tutti gli altri si dovranno inventare qualcosa di nuovo. Via le false etichette bio. Sugli scaffali di negozi alimentari e supermercati è cominciato così un piccolo terremoto. I consumatori spagnoli hanno visto alcuni dei vecchi prodotti con un nuovo nome. C'erano casalinghe che si chiedevano che fine avesse fatto quel barattolo di pelati «naturali» e single metodici e abitudinari andare in crisi per la confettura di marmellate biologica, con quel prezzo così concorrenziale, che aveva cambiato etichetta all'improvviso. Alcune aziende hanno già rimediato un nome altrettanto promettente, il succo di frutta che fino ad un mese fa si chiamava «bio frutta», ora si chiama «funciona». Non è la stessa cosa, ma i pubblicitari assicurano che, dopo il primo smarrimento, tutto sarà come prima: bio o non bio il succo piace e costa poco. Per tutte le altre aziende che ancora non hanno provveduto alla sostituzione il tempo stringe, l'ultimatum scade il primo luglio, poi i prodotti verranno ritirati e i produttori saranno costretti a pagare multe salate. Alla fine produttori e consumatori hanno vinto il braccio di ferro con il governo Zapatero. D'ora in avanti possono stare tranquilli, la campagna dei falsi alimenti bio l'hanno vinta loro. Mai più etichette ingannevoli, messa al bando quella leggerezza che ha permesso finora di esporre sugli scaffali dei supermercati etichette «bio» a prodotti che erano tutto meno che biologici ed ecologici.
La battaglia di associazioni di agricoltori e consumatori contro le grandi industrie alimentari che finora si sono accaparrati la definizione di prodotto biologico va avanti da anni. Se da un lato le associazioni agrarie accusavano lo Stato di permettere l'uso «indiscriminato del termine bio» di prodotti alimentari presenti sul mercato, dall'altro denunciavano una «totale mancanza di protezione dei produttori biologici» insieme ad una pubblicità ingannevole. Spesso insieme alle denunce venivano stilate liste di prodotti con la falsa denominazione biologica che niente avevano a che fare con la produzione naturale ovvero prodotti che contengono ogni tipo di additivi, pesticidi, incluso organismi modificati geneticamente.
La Asociaciòn de Productores, Elaboradores y Comercializadores de Productos Agroalimentarios Ecològicos (Apecpae) è nata con l'obiettivo esclusivo di difendere gli interessi del settore della produzione biologica. Il loro motto è diventato «proteggere il settore biologico lasciandogli lo spazio vitale di cui ha bisogno per crescere».
Il portavoce dell'associazione dichiara: «Servono misure urgenti che, come associazione, crediamo sia preciso dovere risolvere e per le quali stiamo lavorando». In Spagna e in particolare in Catalogna la coltivazione, la produzione e il consumo dei prodotti bio stanno conoscendo un'importante crescita, lenta ma costante. La superficie dedicata al biologico è cresciuta nel 2005 del 10 per cento. L'unico problema sono i consumatori.
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