"Troppi criminali immigrati, il Nord ha paura"

Il sogno nel cassetto: "Stadi senza polizia per ridurre gli incidenti. Gli agenti sono visti come nemici"

"Troppi criminali immigrati, il Nord ha paura"
Roma - Nel nord Italia preoccupa la criminalità figlia dell’immigrazione clandestina. Così il neocapo della polizia, Antonio Manganelli, apre la sua audizione alla Commissione Affari Costituzionali del Senato, sottolineando che la situazione del Nord «è una delle nostre priorità» su cui «si stanno studiando misure». Al Nord, spiega Manganelli, «la criminalità diffusa legata all’immigrazione clandestina, è significativa e non casuale». Gli autori dei reati «si attestano al 30% nel rapporto nazionale clandestini-cittadini». Un dato che, se disaggregato, «nel settentrione diventa del 50-60%». «E dunque è evidente - dice il successore di De Gennaro - che se al Sud la presenza dell’immigrazione clandestina è una presenza quasi marginale nella percezione di insicurezza della gente, non è così al Nord». Ed è di questa paura, continua il capo della polizia, «che intendiamo fare una priorità. Stiamo studiando una serie di misure per meglio controllare il territorio».

Manganelli tocca poi il tema della sicurezza negli stadi: «Ho un sogno, uno stadio senza polizia, perché quando ci sono meno poliziotti gli incidenti sono in numero minore, perché viene meno il nemico». La sua idea è quella di stadi «all’inglese»: «L’eliminazione della polizia dagli stadi presuppone che possa partire il processo di selezione degli steward da parte delle società e la loro formazione. Se partiamo il primo settembre, siamo pronti a dicembre ma prima partiamo e prima saremo pronti».

Sul terrorismo, che venerdì e sabato ha di nuovo tentato di colpire la Gran Bretagna, afferma che la minaccia attuale è l’attentatore «fai da te», a causa della modalità scelta per gli ultimi attentati di «utilizzare liquidi infiammabili e bombole, che non sono illegali e, messe insieme, fanno danni seri». «L’idea che ci siamo fatti come Comitato di analisi strategica - continua Manganelli - è che il terrorismo locale possa essere la nuova e non meno pericolosa espressione di Al Qaida», ormai un «logo, una matrice», in cui si riconoscono gruppi presenti «in molti Paesi e che mettono in piedi forme di aggressioni all’occidente e ai sui principi».

C’è anche un nuovo allarme mafia. Esiste il rischio di un’altra guerra tra clan. Alcuni omicidi, avvenuti in questo periodo in Sicilia, per Manganelli possono «nascondere un progetto che spetta a noi non far esplodere». Progetto del quale un indizio è il rientro a Palermo «di alcuni dei cosiddetti “scappati”, quelli che avevano il foglio di via, e adesso sono rientrati. «Se sono tornati - aggiunge - significa che qualcuno ha dato loro l’autorizzazione. Che non è stata gradita dall’altra parte», cioè da cosche rivali. Infine, Manganelli smentisce che gli italiani siano un popolo di pistoleri: «Non è vero che tutti si stanno armando, e la situazione va affrontata con meno isterismi.

Si dice in giro «tutti si armano», poi si scopre che sono diminuite le domande per avere il porto d’armi e che c’è una riduzione anche nelle concessioni». Il che fa giustizia di molta propaganda spesa per la norma con cui, nel luglio 2005, il governo Berlusconi rese meno restrittiva la legittima difesa.

E sull’allarme immigrazione, Isabella Bertolini (Fi) attacca: «Chiudere i Cpt e favorire gli ingressi con l’autosponsorizzazione sarebbe estremamente rischioso. Devono assolutamente accantonare la riforma della legge sull’immigrazione così come approvata dal Consiglio dei ministri». Da parte sua, il ministro Ferrero replica che «i dati illustrati dal capo della polizia sottolineano ancora una volta come l’incidenza della criminalità tra gli immigrati regolari sia del tutto simile a quella degli italiani». Ma i dati di Manganelli si riferivano ai clandestini che, per Ferrero, si possono far sparire regolarizzandoli.
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