Per Domenico era lultima corsa. Ancora trentanove minuti e «smontava» da quellautobus. Rientro al «Palmanova» e, poi, destinazione Mesate. «Lui non era come noi» ricorda un anziano collega: «Non aveva mai tempo per un caffè corretto e la briscola a condire per quelle quattro bischerate da fine corsa. Smontava e, oplà, tornava a casa da moglie e figlia».
Fotogramma di seicento e passa giorni vissuti dal 26enne Domenico Ressaiolman con la divisa blu dellAtm. Istantanea spezzata dieci minuti dopo le quindici: lautobus 60 che Domenico guidava è finito dentro il 12, «e finire contro un jumbo tram è come andare contro un muro». Virgolettato da codice rosso. Che scatta non solo allospedale San Carlo ma pure al deposito dellazienda tramviaria «Palmanova».
«Stamani siamo montati insieme, facevamo lo spezzato: dalle 6.28 alle 9.25 e poi ripresa dalle 12.08 alle 15.49» racconta Duilio: «Era in azienda dal 2006 ed era uno di quelli attenti, sempre pronti a farsi in quattro... ma, adesso, come sta?». Già, «come sta» è il refrain di chi entra ed esce dal deposito di via Esterle. Refrain spesso e volentieri seguito dal silenzio che, in queste ore, è riempito dallansia di chi vorrebbe essere stringergli la mano, dirgli una parola di cuore.
Solidarietà che spinge un gruppo di autisti «smontanti» ad andare al pronto soccorso del San Carlo. «È gravissimo», «la cassa toracica è a pezzi, le gambe pure»: dettagli da codice rosso dettati via telefonino agli altri autisti costretti a continuare il servizio.
E mentre cè chi, dinamica dellincidente appena rivelata, tira fuori la bile che ha in corpo - «ma chi controlla sti suv? Avrebbe cercato di sorpassare il bus per immettersi nella corsia preferenziale di Porta Vittoria, ue le multe dei ghisa non bastano più» -, spuntano i soliti sindacalisti che sparano a zero su Atm e «sugli straordinari che mandano in pappa il cervello degli autisti». «Cialtroni» è il sostantivo che si beccano di ritorno, «non è giorno da speculare, Domenico è più di là che di qua...».
Messaggio ricevuto: Sin and Slai girano al largo, «altrimenti volano due sberloni». Minaccia daffetto nel nome e per conto di collega ventiseienne finito dentro un jumbo tram «che è come finire contro un muro». E su un tazebao spunta un foglietto: cè chi, nero su bianco, invita «tutti a fermarsi un istante per ricordare». Idea che Atm rilancia a tutti gli autisti, ai cinquemila e passa che, oggi, alle 15 e 10 spegneranno i motori per un minuto. Un gesto daffetto per chi non cè più, per i feriti e anche per Domenico che, dicono dal San Carlo, è «in prognosi riservata».
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