«Troppi ritardi: progetti a rischio»

«Nel mondo accademico sono palpabili lo scontento e la delusione. Anche in chi riesce a trovare altre fonti di finanziamento. Ci si sente l’ultima ruota del carro e la frustrazione aumenta quando si fanno confronti con i colleghi all’estero. Questo disinteresse del mondo politico conferma che vengono stimati e rimpianti solo i cervelli in fuga, ritenuti i migliori». È sconsolato e arrabbiato Lorenzo Favalli, associate professor in Communications systems and digital communications all’università di Pavia. «È dura andare avanti - racconta -. Se mi danno 30mila euro per due anni, come posso comprarmi quello che mi serve e magari reclutare un giovane da far crescere?». «Tutto il modo di procedere - aggiunge Favalli - è profondamente sbagliato. La conferma arriva anche dalla mancanza di interesse sui Prin. L’anno di ricerca rischia addirittura di saltare se non si sbloccano i fondi e i revisori addetti alla selezione dei lavori più meritevoli non faranno in fretta.

Quei tecnici saranno subissati di lavoro e se tutto dovesse slittare a settembre, avrebbero solo un paio di mesi per completare tutto il lavoro che solitamente viene svolto in 6 mesi. Inoltre, se il bando dovesse uscire a fine luglio, le università dovrebbero lavorare in agosto per presentare le domande entro la fine del mese».

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