Cronache

«Ma troppi sono gli interessi sotterranei»

Ho letto la sintesi veloce e ironica che «Il Giornale» è venuto facendo sulla successione al liceo classico A. D'Oria. Essendo docente in suddetta preclara sede sono al corrente di non pochi retroscena afferenti alla batracomiomachia che si è venuta scatenando in proposito. Seguire le voci incontrollate (ammesso che ne valga la pena) è impossibile anche perché le rispettive categorie di presidi e di docenti sono notoriamente in non pochi loro esponenti faconde di affabulazione e di (interessata) mitomania.
Venendo alle questioni più serie possiamo rilevare che da un lato il numero dei dirigenti scolastici di sinistra (comprendendo in essi anche quelli di orientamento cattolico) è altissimo (fino al ridicolo). Gli istituti scolastici, inoltre, hanno un preponderante numero di donne sia nel personale docente, sia in quello A.T.A e, curiosamente, scarso è il numero dei capi d'Istituto donne. È dunque chiaro il sospetto del Giornale che la professoressa Romagnoli possa subire qualche incidente di percorso nella sua legittima aspirazione (quale che sia il suo punteggio attestante la carriera) anche perché il quadro complessivo dei trasferimenti di sede è reso più articolato dall'aumento di posti che si rendono liberi grazie a coloro che vanno in pensione.
Tuttavia la questione del D'Oria è cominciata da un bel po' di tempo, per lo meno a mia conoscenza quando mi capitò di leggere - circa due mesi fa - su La Repubblica (alcune copie vengono inviate gratis al D'Oria) una breve intervista del dottor Attilio Massara (dirigente scolastico regionale) nella quale lo stesso si rammaricava di non poter trasferire sede di via Diaz il Preside Nicolò Scialfa (che evidentemente aveva ambizioni in proposito). Da allora credo sia cominciato il lavoro sotterraneo da parte di un pugno di Dirigenti scolastici (o a favore o contro qualcuno) senza trascurare quello legittimo (pro domo sua) dei diversi aspiranti. Credo che molti Presidi abbiano ricevuto le più diverse telefonate per desistere dal concorrere o per scendere in campo onde contrastare qualcun altro. Qualora i rispettivi soggetti contattati comunicassero (in un sussulto liberatorio, così raro in loro) le dritte ricevute ci sarebbe di che sorridere sui diversi quotidiani cittadini.
Tutto ciò (considerando inoltre la vivacità nell'intrallazzo dei diversi sindacati) rendono l'esito incerto e sicuramente difficile la posizione della Romagnoli che si conferma tuttavia, alla luce del sole, il vero candidato (da battere). Tocca al Dirigente Scolastico Regionale far valere il rapporto di fiducia che è sua attribuzione discrezionale instaurare con i diversi presidi (destinatari di sede). Vorrà egli esercitarlo o si lascerà trascinare dalla rete dei veti incrociati, finendo con l'accettare un candidato caro alle manovre dei diversi gruppi di pressione? Staremo a vedere.
Chi verrà al D'Oria e vorrà davvero fare il Preside si troverà ad affrontare un compito di vera e propria rifondazione, cancellando lustrini e paillettes e riportando in auge la centralità dell'ora di lezione rispetto agli interessi decentranti e divaganti (di cui solo il 25% merita menzione onorevole). Sembra che si stia dicendo una cosa ovvia eppure non è affatto così. Nella nostra società il superfluo fa aggio sull'essenziale e, debitamente incrementato da fatue aspirazioni, finisce con il farla da padrone.

Se lo vorrà il nuovo dirigente scolastico dovrà intraprendere questa via che rappresenta una vera e propria sfida. Cosa dire ai Presidi concorrenti se non il vecchio detto: Palma in medio posita est, rapiat qui potest?
*docente liceo d’Oria

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