L'insediamento del ministro dottor Luca Zaia è avvenuto, il dottor Bonfiglio, già capo della segreteria del ministro Alemanno quando era all'agricoltura, ne è il sottosegretario: auguri di buon lavoro a tutti. Adesso però, gli allevatori, cui fanno capo nel bene e nel male diverse migliaia di imprese esercenti attività agricola di allevamento di cavalli e molte migliaia di famiglie che dipendono indirettamente dal nostro lavoro, gradirebbero conoscere quali saranno le intenzioni del nuovo timoniere del dicastero dell'agricoltura nei confronti dell'allevamento del cavallo. Nei due anni, del precedente governo (regolarmente inascoltati), ci siamo sforzati di fare capire una cosa essenziale, la politica deve dire se: intende tutelare l'allevamento del cavallo come è stato fatto negli ultimi cinquanta anni, considerandolo un patrimonio nazionale da tutelare e conservare. Se la risposta è positiva, come è stato autorevolmente detto in campagna elettorale, abbiamo necessità di sapere in quale modo questo obbiettivo si potrà perseguire e raggiungere.
Ripropongo una bellissima frase, che compendia in poche parole l'essenza del senso della vita stessa del nostro settore, da una intervista rilasciata dall'attuale ministro della Difesa del governo francese Hervé Morin: «Coloro che non hanno mai messo piede in un ippodromo, che non hanno mai visto da vicino lo sguardo di un proprietario vincitore, non possono capire da dove venga tanta gioia: essa risale al primo giorno di luce, quando l'uomo incontrò colui che l'avrebbe reso grande, che l'avrebbe fatto correre in fretta e condotto lontano, che l'avrebbe reso civile: il cavallo».
Questa frase, per ciò che rappresenta, dovrebbe costituire l'incipit per la relazione alla riforma della legge 449/99, per riportare l'allevamento alla centralità del settore ippico e non alla completa marginalizzazione se non totale esclusione come si è verificato in questi ultimi due anni. Spero che il ministro, direttamente o attraverso i suoi collaboratori possa leggere questa modesta nota che vuole essere un appello dall'ultima spiaggia in cui si trova l'allevamento italiano, costretto da scelte improvvide, per la propria sopravvivenza economica a confrontarsi con una marea di giochi contro i quali le poche armi che aveva sono state definitivamente affossate con l'ultimo intervento di «razionalizzazione» derivante dalla legge Bersani.
Sulle modifiche da apportare alla legge 449, gli allevatori unitamente alle altre categorie del settore, senza confusione di ruoli (massima attenzione!), se chiamati ad esprimere la loro opinione, sapranno fare senz'altro proposte ragionevoli e costruttive.
Il problema a me pare sia il seguente, non vorremmo fossero cambiati i suonatori e la musica fosse sempre la stessa: interventi calati dall'alto e finalizzati ad interessi estranei all'allevamento come è accaduto nel passato recente.
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