Trouvé e Schütte a Venezia. Due personali imperdibili

L'italofrancese è a Palazzo Grassi con "La strana vita delle cose". Il tedesco alla Dogana con "Genealogies"

Trouvé e Schütte a Venezia. Due personali imperdibili

Nella Venezia dell'arte contemporanea, due tappe offrono un viaggio privilegiato nella poetica dei suoi protagonisti, sia di coloro che sono già sui libri di storia, sia dei grandi talenti che tracciano il solco della ricerca artistica. I luoghi sono Palazzo Grassi e Punta della Dogana, sedi della prestigiosa Collection Pinault, creata da uno tra i più grandi collezionisti di arte contemporanea al mondo, la cui raccolta da mezzo secolo si è sviluppata fino ad arrivare oggi a oltre diecimila opere dagli anni Sessanta al presente. François Pinault, fondatore della holding Artemis e di PPR, oggi gruppo Kering, che comprende brand di lusso come Gucci, Yves Saint Laurent e Balenciaga (con un patrimonio di 36,4 miliardi di dollari) ha dal 2021 spostato la sede permanente della collezione alla Bourse de Commerce a Parigi, mantenendo le due sedi veneziane per grandi mostre temporanee, quasi sempre personali antologiche di artisti già scelti nella raccolta.

Questa primavera i riflettori si sono accesi sulla ricerca dell'italo-francese Tatiana Trouvé e sull'opera del tedesco Thomas Schütte, una delle voci più autorevoli della scultura contemporanea. La visita parte proprio da palazzo Grassi, il maestoso edificio patrizio affacciato sul Canal Grande che ospita l'antologica intitolata La strana vita delle cose, suggestivo viaggio nell'opera di Tatiana Trouvé, artista poliedrica che sviluppa la propria ricerca attraverso la scultura, l'installazione, il disegno e la pittura. È un classico esempio di artista a tutto tondo, la Trouvé, il cui pensiero si materializza sui tre piani del palazzo con una raffinata sperimentazione di materiali dal bronzo alla canapa con cui reinterpreta ora gli oggetti della quotidianità ora l'architettura degli spazi: coperte e libri, valigie e scarpe, bottiglie e radio, oltre a immagini di diversi luoghi che Trouvé nei suoi viaggi per il mondo ha osservato o memorizzato, tornano a vivere come sculture di una narrazione interiore. Di grande suggestione è la sua reinterpretazione dell'atrio dell'edificio, il cui pavimento è trasfigurato da un'immensa colata di asfalto che incorpora calchi, fusi in metalli diversi, di tombini e piastre di copertura delle tubature di servizio recuperati dall'artista in varie città sparse per il mondo, tra cui Parigi, Londra, Roma, Venezia e New York. L'opera spiega la curatrice Caroline Bourgeois ha la forma di una costellazione e suggerisce la mappa immaginaria di un reticolo sotterraneo attraverso cui scorrono acqua ed energia, metafora che evoca il passato glorioso della città lagunare. «Avevo in mente una carta antica che raffigura i fiumi più lunghi del mondo e li concentra in un unico punto, un'unica sorgente» dice l'artista. Nei tre piani dell'edificio si snoda un vero e proprio labirinto popolato da opere scultoree e disegni che richiamano mondi interiori, storie di cronaca recente come le rivolte civili in Francia nell'estate 2023 o il trauma della pandemia del 2020, culminando nelle serie The Guardians e Les Dessouvenus.

Da Palazzo Grassi, l'excursus nei protagonisti della Pinault Collection si sposta a Punta della Dogana, simbolo della città, antica Dogana del mare che nel 2009 fu oggetto di un'importante riqualificazione e restauro dell'architetto giapponese Tadao Ando, ovviamente su commissione di François Pinault. Qui, a cominciare dall'ingresso esterno, si ergono le imponenti sculture di Genealogies, prima grande retrospettiva italiana del tedesco Thomas Schütte, Leone d'oro alla Biennale di Venezia del 2005. Ad accogliere i visitatori c'è il nuovo bronzo monumentale: Mutter Erde (Madre Terra), figura che evoca una regina mitica o un personaggio delle fiabe. All'interno delle grandi sale, un esercito di monumentali eroi con i piedi impantanati nei loro basamenti sembrano invano protesi verso un nemico immaginario. Questo secondo grande omaggio alla scultura contemporanea è costruito come una narrazione esplicitata attraverso protagonisti fiabeschi, come le statue dei Fratelli (busti d'ispirazione romana che raccontano la corruzione italiana), fino agli immensi Geister, spettri che dominano il cuore della mostra con i loro 4 metri di altezza e richiamano direttamente il loro processo di creazione, attraverso l'utilizzo di fili di cera malleabili che li rende spiraliformi. Nello stesso spazio, si ergono i piccoli busti dei Wichte (Canaglie), come spettatori del pantomimico scontro di box dei tre grandi Geister. In Schütte, sottolinea la curatrice Jean-Marie Gallais «le forme del passato generano quelle del futuro, l'estremamente piccolo diventa l'estremamente grande. Il modello si trasforma in realtà, l'allestimento si inscrive nelle sale del museo, nello spazio urbano o naturale, e tutto questo con quella grande libertà che fa di questo artista una delle voci principali dell'arte contemporanea. La disinvoltura con cui Schütte passa da una forma all'altra e da un medium all'altro è stupefacente, rara, talvolta addirittura perturbante, lontana da una cifra stilistica».

Ecco dunque l'idea di una genealogia declinata in più modi permette di muoversi in questo vasto repertorio, generando l'intero

percorso dell'esposizione che consta cinquanta sculture della Pinault Collection a cui si aggiunge un corpus di centocinquanta disegni, essenzialmente acquerelli, che compongono di fatto una retrospettiva nella retrospettiva.

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