La trovata del ministro verde: sottopassi per i ricci

da Roma

Va detto, a onor del vero, che da parte del Cavaliere un po’ di ingratitudine c’è. Perché non solo in Sicilia e in Calabria, ma pure nei tanti comizi per il resto del Paese Berlusconi ama descrivere Alfonso Pecoraro Scanio come «il signor no» del governo Prodi. Quasi c’avesse preso gusto, infatti, l’ex premier non perde occasione per raccontare la storia del ponte sullo Stretto, messo in un cassetto perché una costruzione tanto imponente avrebbe «danneggiato» le «millenarie rotte» di «delfini e gabbiani». Chiosa di rito: «Cinque anni per costruire, cinque minuti per distruggere». Gli applausi e i sorrisi della piazza - che sia Torino, Cagliari o Pescara - non mancano mai.
Eppure, tutto si può dire del ministro dell’Ambiente tranne che non sia propositivo. Basta una rapida spulciata alle proposte di legge che ha presentato come primo firmatario, per esempio, per rendersi conto che è tutt’altro che un «signor no». Che le sei proposte di legge siano state tutte depositate nel primo mese di legislatura e che neanche una sia ancora stata assegnata in Commissione per un esame preliminare è tutta un’altra storia. D’altra parte, il 17 maggio del 2006 Pecoraro Scanio ha giurato al Quirinale come ministro e da quel momento la sua vita è stata una girandola di impegni. Che le sei leggi presentate tra il 28 aprile (una) e il 16 maggio (le altre cinque) passassero in cavalleria ci può pure stare.
Peccato, soprattutto per la numero 739. «Norme per la protezione dei piccoli animali dai rischi connessi al traffico automobilistico», recita il titolo. Un capolavoro di due soli articoli, il massimo della sintesi. Per rilanciare, lo sappia il Cavaliere, le infrastrutture del Paese. Già, perché oltre alle «millenarie rotte» di delfini e gabbiani c’è pure il problema dei «milioni dei piccoli animali, selvatici e no, vittime del traffico automobilistico». Per capirci: come fanno ricci e rospi ad attraversare la strada? Detto fatto. Per «porre fine a questo inutile massacro» si può costruire «una rete di recinzione parallela alla strada» in modo da «ostacolare l’attraversamento». La cui altezza, si spiega con dovizia di particolari, «non supererebbe i 50 centimetri». A quel punto, si chiederà il lettore, salvati dagli autisti spericolati come faranno i poveri animali ad attraversare la strada? Qui, il ministro dell’Ambiente si affida alle Best practices di altri Paesi europei. E «per consentire il passaggio» dei malcapitati ricci propone «la costruzione di tunnel sotto il manto stradale» che «fungerebbero da veri e propri passaggi pedonali». Ovviamente, «la presenza di animali dovrà essere segnalata da appositi cartelli che invitino gli automobilisti a ridurre le velocità e prestare maggiore attenzione».
Ora, che Pecoraro Scanio non sia nuovo a uscite rivoluzionarie non è certo una sorpresa. Da ministro dell’Agricoltura del governo Amato scambiò un toro per una mucca («mica potevo guardagli sotto... », si giustificò), mentre da ministro dell’Ambiente è arrivato a lanciare l’allarme sul riscaldamento globale dell’Italia, «superiore di quattro gradi a quello del resto del mondo». Senza entrare - per carità di patria - nel merito dell’emergenza rifiuti a Napoli.

Detto questo, ci saremmo aspettati tutti qualcosa di più moderno e al passo con i tempi per ridurre le vittime della strada tra rospi e ricci. Perché no, per esempio, semafori pedonali con tanto di strisce nel bel mezzo di campagne e boschi. Magari pure con il cicalino per non vedenti, dovesse passare da quelle parti qualche povera talpa.

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