Milano - La tragica notizia del suicidio di Alexander McQueen è rimbalzata nel primo pomeriggio di ieri dai siti dei giornali britannici a Twitter. In realtà il corpo senza vita del quarantenne stilista inglese, fondatore e anima creativa di un marchio che dal 2001 fa parte di Gucci Group, è stato trovato al mattino, il momento più difficile della giornata per questo grande e talentuoso visionario. «Izzie ha promesso di lasciarmi la sua testa e di tornare tutte le mattine a chiedermi conto del mio lavoro» ci raccontò il 6 ottobre 2007 a Parigi, subito dopo l’indimenticabile sfilata dedicata alla sua miglior amica, la giornalista Isabella Blow, morta suicida sei mesi prima a 47 anni.
Al dolore di questa perdita sconvolgente McQueen aveva da poco aggiunto quello devastante per la morte della madre Joyce. All’alba del 3 febbraio scorso McQueen ha dato l’annuncio su Twitter con uno struggente «Rip mom!» seguito pochi minuti dopo da una frase che adesso ha un suono terribile: «Eppure la vita deve andare avanti». Per lui che era genio e sregolatezza allo stato puro, timido e dolce come un poeta, ma anche violento e ribelle come un hooligan, purtroppo non è stato così. Nato nel 1969 a Londra, ultimo dei sei figli di un taxista emigrato dalla Scozia nell’East End londinese Lee Alexander McQueen ha lasciato la scuola a 16 anni per entrare come apprendista da Anderson & Sheppard, la sartoria di Savile Row in cui si vestono il Principe Carlo e Gorbaciov. Poi ha lavorato da Gieves & Hawkes prima di trasferirsi in Italia dove è stato assistente di Romeo Gigli. Nel 1996 sostituisce John Galliano alla direzione artistica di Givenchy. Le sue sfilate erano spettacoli indimenticabili, una festa per gli occhi anche se spesso nel cuore restava un’inquietudine profonda. Eppure a conoscerlo nel privato era un ragazzaccio simpatico, incapace di conformismo: Pierino la peste.
A noi è capitato d’incontrarlo in un albergo newyorkese davanti al tavolo dei dolci con una faccia smarrita. «Dici che posso prenderne ancora?» chiese con una vocetta ben educata lasciandoci di stucco perché poche ore prima aveva mostrato il lato B al pubblico.
McQueen era fatto così, uno capace di far sfilare streghe, versioni virtuali dell’amata amica Kate Moss, un fulminante anticipo di Avatar lo scorso ottobre, alcune borse fantastiche come il modello Novak. Ci piacerebbe tanto fargli una sola domanda: perché buttare via un simile talento?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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