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Trucco, il democristiano che prendeva in giro Craxi e i democristiani

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«Il trucco c'è ma non si vede. È con questa battuta che iniziavano le riunioni elettorali di Luciano Trucco in occasione della campagna elettorale del Consiglio regionale della Liguria». Anno 1985. A rispolverare l'aneddoto è ancora Tullio Mazzolino, l'ex assessore a Palazzo Tursi ed esponente di spicco della Democrazia cristiana che sulle pagine de il Giornale racconta di personaggi che hanno contribuito alla crescita dello scudocrociato a livello locale e nazionale. Questa volta l'attenzione si sposta su Luciano Trucco, numero uno della Dc in Regione e interprete della politica negli anni Ottanta. Una figura narrata da Mazzolino a partire dalle sue comparse: «Improvvisamente Luciano appariva e iniziava il dibattito. A volte il suo ritardo era strumentale per dare animazione all'evento elettorale, a volte invece era dovuto alla convulsa campagna elettorale che obbligava a ritmi incessanti». L'anima politica del consigliere Trucco, originario di Sant'Olcese trasferito poi a Certosa, emerge chiara quando Mazzolino riferisce «di un dipendente della Provincia di Genova che svolse attività sindacale iniziando dalla base fino a ottenere la carica di Segretario regionale della Cisl. Era più anziano di me, iniziò a frequentare la Dc verso la metà degli anni Ottanta. Lo vidi per la prima volta al partito in attesa di conferire con il segretario provinciale il tavianeo Gian Carlo Piombino. Ricoprivo allora la carica di segretario organizzativo e di consigliere comunale pur continuando a lavorare in banca, questo grazie alla pazienza e alla comprensione di mia moglie Carla».
Divagazioni a parte Mazzolino riprende il discorso e navigando ancora tra i ricordi rievoca: «Trucco nell’’85 fece la scelta di lasciare il sindacato e di impegnarsi nella Dc. Cattolico, s'ispirava ai principi sociali del magistero della Chiesa e aveva un comportamento politico determinato, integro e onesto che non scendeva a compromessi soprattutto nel campo dei rapporti economici». Un percorso politico professionale accompagnato da un unico comune denominatore: «Operava in politica attraverso due principi: mai accettare soldi da imprenditori o gruppi economici, si perde la libertà d'azione rimanendone condizionati, e non scendere a compromessi in politica. Contavano per Luciano soltanto le posizioni ottenute con il proprio lavoro e con il consenso degli elettori. Importante era quello ottenuto e non quello che, frutto di accordi, davano altri gruppi politici». «Quello che ti danno non è tuo - erano le parole di Trucco - e così come te lo hanno dato te lo possono tranquillamente togliere».
E il rapporto tra i due cavalli di razza della Dc ligure? A rispondere è soltanto Mazzolino, Trucco è morto prematuramente la vigilia di Ferragosto dell'85'. «Il mio rapporto politico iniziò nel 1981. Luciano eletto in Consiglio regionale nell'80 aderì alla corrente di Forze Nuove, il cui leader nazionale era Carlo Donat Cattin, in Liguria c'era invece lo spezzino Luciano Faraguti; una corrente espressione politica del sindacato Cisl nella Dc. Appena nominato Luciano divenne responsabile per la Provincia di Genova, il gruppo ebbe subito notevole impulso grazie alla sua dinamicità. Esisteva inoltre a Genova il problema dei tavianei, che avendo perso la maggioranza relativa dovevano allearsi con altri gruppi per mantenere il governo della Liguria - continua Mazzolino -. Trucco si mise subito all'opera come forza alternativa ai tavianei. Nell'ottica di questo progetto si collegò al mio gruppo, che a seguito dei problemi interni dei fanfaniani divisi, si era reso autonomo. Al progetto di Luciano aderì anche Sirio Rastrelli rappresentante della corrente di Emilio Colombo».
E l'orgoglio sale quando l'ex assessore descrive: «Tre correnti ufficialmente diverse, ma in realtà eravamo un unico gruppo con un organigramma ben definito. Il vantaggio era di marciare divisi ma di colpire uniti. Ci si impegnava nella vita pubblica con serietà senza avere l'aspetto triste e compito di certi personaggi che si sentivano chiamati dal destino a cambiare il mondo». La politica lascia poi il posto all'umanità, alla cordialità e all'umorismo spiccato di Trucco. «Al termine delle riunioni del direttivo si era soliti andare in un ristorante di Albaro. Le battute e gli scherzi erano all'ordine del giorno. Numerose le barzellette su Bettino Craxi e quelle sugli esponenti locali della Dc. A volte si cantava in ricordo della gioventù passata nell'Azione cattolica o all'università. Ricordo che una sera al ristorante arrivò un cameriere con un imbuto che mi consegnò da parte di Luciano, peraltro seduto al mio fianco. Un simpatico scherzo in quanto ero solito mangiare in fretta, l'imbuto mi avrebbe dovuto facilitare il mangiare. Un'altra sera eravamo una ventina nel solito ristorante in un angolo appartato sedeva un attivista democristiano con l'amante. Tutti in fila dispettosamente lo salutammo, facendogli capire che le voci che circolavano sul suo conto avevano trovato conferma quella sera stessa». Tornando alla sua carriera politica, la mente corre alle elezioni regionali del 1985. Per Trucco fu un trionfo: secondo dopo il capolista, diventando da lì a poco il numero uno della Dc in Regione. «Subì la sindrome del "numero uno" - racconta ancora Mazzolino -. Mi disse che in passato quando un politico democristiano a Genova primeggiava succedeva sempre qualche inconveniente. Il 14 agosto 1985 una telefonata mi comunicò la morte di Luciano. Mi sentii all'improvviso orfano di un amico sincero e di un grande maestro.

Come cattolico posso affermare che Dio ha chiamato a se Luciano per dargli il meritato compenso dopo aver agito da buon cristiano. Gli è stato poi risparmiato il dolore di vedere la fine del partito in un modo vergognoso, dopo tutto quello che la Dc aveva fatto per l'Italia» conclude amareggiato Mazzolino.

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