Tubo tranciato, 15mila senz’acqua

È mancata ieri l’acqua per tutta la mattina a nord di Roma fra Case Rosse, Settecamini e Casal Bianco. Un bacino di 15mila abitanti. Coinvolti anche Parioli, parte della via Appia, Tiburtina ed Esquilino. A causare il danno i lavori di abbattimento dell’ex Gerini. Una ruspa del cantiere verso le 9 del mattino ha tranciato di netto una condotta dell’acqua, provocando l’allagamento di via Lanciano e un forte abbassamento del livello idrico. Solo l’intervento dei vigili del fuoco, con le motopompe, ha consentito di liberare via Lanciano dall’acqua che aveva raggiunto quasi un metro d’altezza. L’Acea ha lavorato per tutta la mattina e solo alle 12 ha ripristinato il servizio.
In realtà, secondo ambientalisti e residenti, il cantiere non avrebbe dovuto neppure essere aperto. Una diffida scritta è stata inviata, poche ore dopo il guasto, da Italia Nostra al direttore regionale della Soprintendenza ai Beni culturali, Francesco Prosperetti. L’ex istituto professionale, 2mila studenti ai tempi d’oro, è stato venduto di recente dalla Fondazione Gerini a privati e destinato a ospitare cinque centri commerciali. Saranno completamente abbattuti anche il teatro, l’oratorio e gli edifici sportivi. «Prima di cominciare la demolizione, però, - accusa Mirella Belvisi di Italia Nostra - l’impresa doveva ricevere il nulla-osta della Direzione regionale ai beni culturali. Ci risulta che questa liberatoria non è mai partita, c’è solo un parere della soprintendenza del Comune, firmato dall’architetto Federica Galloni, che comunicava a Prosperetti di non avere documenti che certificassero che quel bene era da tutelare. In base a questo, l’impresa ha iniziato i lavori. Per noi questo è un atto del tutto illegittimo».

Nei giorni passati Italia Nostra è venuta in possesso di nuovi documenti: «Le carte dell’inaugurazione solenne dell’ex- Gerini, risalente al 1957 - spiega Paolo Cartasso - e le foto aeree del 1956, che dimostrano che il complesso risale a più di 50 anni fa. Di fatto il complesso è tutelato ope legis. Prima di demolirlo ci vuole la liberatoria». L’associazione ambientalista ha preannunciato un esposto-denuncia al magistrato.

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