Tumori in crescita, la Procura apre un’inchiesta

Aumenta l’indice di mortalità: la magistratura ipotizza il reato di epidemia colposa

nostro inviato a Napoli
«Il sole che ride...». Poi, poco più sotto: «...e la Napoli che piange». Due frasi legate da una rassegnata ironia e divise tipograficamente solo dall'inutile sorriso del ministro dell'Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio. Reagisce anche così, con azzeccato sense of humour tradotto in manifesto, questa città struggentemente bella e angosciantemente disgraziata. Piange, Napoli, senza più il suo «oro». Piange di vergogna di fronte al mondo. Ma piange anche perché, adesso, comincia ad aver paura. Paura di ammalarsi. Paura di morire.
Di un nesso esistente tra malattie e discariche selvagge aveva parlato del resto già nel giugno scorso il commissario straordinario Guido Bertolaso, in una lettera alla Commissione d'inchiesta sul servizio sanitario nazionale contenente i risultati di uno studio da lui commissionato all'Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Esiste, scriveva Bertolaso, «una correlazione statistica tra la presenza di siti di abbandono incontrollato e l'impatto sulla salute nei 196 comuni delle due province (Napoli e Caserta, ndr). In quelle realtà il tasso di mortalità per numerose patologie è superiore di circa il 10% e il rischio di malformazioni congenite cresce addirittura in maniera esponenziale».
Dati ripresi in un dossier presentato ieri dall'Istituto superiore di Sanità - e basato sul censimento di 226 discariche della zona (autorizzate e non) - in cui si afferma come l'indice di mortalità e l'incidenza di tumori e malformazioni siano più alti nei Comuni dove esistono discariche; che inoltre i rischi per la salute vi aumentano in modo «consistente e coerente»; e che infine «i trend osservati si traducono in differenze marcate di rischio se si confrontano i Comuni più a rischio con quelli poco o non esposti: la mortalità generale nei primi è superiore del 9% rispetto ai secondi per gli uomini e del 12% per le donne».
Dati sui quali, adesso, indaga anche la Procura, ipotizzando il reato di epidemia colposa. Un interessamento forse non proprio tempestivo, dal momento che di un nesso esistente tra le discariche incontrollate e la temuta parola «tumore» da queste parti se ne sussurra - quando proprio non se ne è voluto parlare - da almeno quindici anni. Un prolungato quanto colpevole silenzio che oggi lascia affiorare una realtà inquietante, tutta invece da gridare. Una realtà che certifica gli unici «aumenti» ai quali una zona d'Italia che colleziona soltanto segni «meno» avrebbe rinunciato volentieri: mortalità generale +2% (uomini e donne), tutti i tumori +1% (uomini e donne), tumore del polmone +2% (uomini), tumore del fegato +4% uomini e +7% le donne, tumore dello stomaco +5% (uomini), malformazioni congenite del sistema nervoso a un trend del +8% e quelle dell'apparato uro-genitale al +14%.
Certo la colpa di questo dramma - ne convengono gli stessi oncologi - non è della spazzatura accumulata in strada (semmai di quella incendiata), bensì dei veleni radioattivi e non.

Ma quei «muri» maleodoranti che continuano a crescere e ad assediare la città sono il sintomo di un «sistema-Napoli». Antico e sbagliato, a prescindere dai colori politici. Perché di colore ne ha soltanto uno. Rosso, come la vergogna.

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