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Turchia, battaglia al confine con l’Irak: 43 morti in un attacco dei curdi del Pkk

da Istanbul

Quasi 40 vittime e un Paese ricatapultato nel terrore. In una Turchia che si apprestava a vivere un tranquillo autunno di riforme è tornato a farsi sentire il terrorismo separatista curdo. E lo ha fatto nel modo più rumoroso. Venerdì notte alcuni guerriglieri del Pkk, il Partito dei lavoratori del Kurdistan, penetrati quasi sicuramente dalla frontiera nord irachena hanno attaccato il presidio della gendarmeria di Aktütün, nell'est del Paese, in una zona nota per l'alta concentrazione di attacchi da parte dell'organizzazione terrorista. Si è trattato di un conflitto condotto con armi pesanti, segno che chi l’ha iniziato voleva uccidere il più possibile. L'esercito turco ha reagito subito ma per 15 militari non c'è stato nulla da fare. Sul campo sono rimasti anche 28 terroristi. È il più grave episodio da molti mesi a questa parte e in molte città turche ci sono state manifestazioni di protesta spontanee. I siti on line dei principali quotidiani sono stati presi d'assalto dai messaggi dei lettori.
Che la situazione sia grave e delicata se n’è accorto anche il governo. Il premier Recep Tayyip Erdogan ha annullato la sua visita in Mongolia per rientrare ad Ankara e convocare un vertice d'urgenza. Il presidente della Repubblica Abdullah Gül ha cancellato la partenza per Parigi e ieri ha ricevuto il capo di Stato maggiore Ilker Basbug. La prossima settimana il parlamento si riunirà per decidere se confermare all'esecutivo islamico-moderato il nullaosta per proseguire nelle operazioni otreconfine, che hanno portato all'eliminazione di oltre 200 terroristi, ma non sono certo servite a far calare la tensione. Molti giornali turchi nei giorni scorsi avevano ipotizzato che l'opposizione questa volta potrebbe votare contro, infastidita anche dalla politica con nei confronti di Washington, giudicata troppo favorevole agli Usa.
I morti di Aktütün però adesso cambiano tutto. Difficile che partiti a forte impronta nazionalista possano vietare all'esercito di proseguire nelle sue incursioni proprio adesso che il Paese è di nuovo sotto attacco. Per il premier Erdogan saranno ore di attesa, colloqui e trattative. Il nullaosta del Parlamento adesso serve anche e lui e parecchio.

Senza l'esercito a tamponare la situazione la lotta fra Stato e terrorismo separatista rischia di destabilizzare ancora di più la situazione interna del Paese e di mandare all'aria i piani del primo ministro per la nuova costituzione, che prevedeva tra l'altro proprio maggiori riconoscimenti alla minoranza curda e che fa sorgere a tutti lo stesso dubbio: perché il Pkk abbia deciso di uccidere proprio ora.

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