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Turchia, i tre cristiani torturati prima di essere uccisi

Turchia, i tre cristiani torturati prima di essere uccisi

Ankara - I tre cristiani uccisi mercoledì a Malatya da un gruppo di ultrafondamentalisti islamici sono stati brutalmente torturati per ore e mutilati prima di essere sgozzati. Lo scrive oggi la stampa turca rivelando particolari aggiaccianti sull'esecuzione. Una fine terribile per i dipendenti della casa editrice Zirve specializzata nella pubblicazione di Bibbie.
Le torture sono sono durate circa tre ore, secondo le confessioni di 4 dei 5 killer ultrafondamentalisti (uno di essi il capo Emre Gunaydin è grave dopo una caduta dal terzo piano), giunte stamane sulle pagine di diversi giornali turchi. Macabri particolari delle sevizie sono stati rivelati anche dalle autopsie che rivelano anche segni di colpi sulle arcate soppraciliari, sul naso, sulle labbra e sulla fronte, oltre ai segni su mani e piedi lasciati dal filo di ferro usato per incaprettarli. Sul corpo del cittadino tedesco, Tilman Geske, ucciso mercoledì scorso a Malatya con altri due cristiani turchi, sono state inferte ben 156 coltellate. Il particolare è stato rivelato l'autopsia.

Taglio della gola "È stato il nostro reis (capo) Emre (Gunaydin) a torturare i tre cristiani mentre li interrogava sulle loro attività di missionari cristiani (presbiteriani, ndr). Ed è stato lui a tagliare loro la gola", hanno detto i quattro che, benché fossero tutti armati di coltelli per il pane cercano probabilmente ora di scaricare tutte le reponsabilità penali sul loro «capo» forse gettatosi da una finestra dopo l'eccidio.

Il presidente Erdogan Il premier ha affermato che le motivazioni espresse dai cinque killer dei tre cristiani sono "inaccettabili". "Le dichiarazioni come quelle che si uccide perché 'si sta perdendo la religione o si sta perdendo la patria' hanno un effetto velenoso sulla coscienza dei giovani". 

"Un tradimento dell'Islam" Il presidente della "Direzione di stato per gli affari religiosi" Ali Bardakoglu, definito anche (non del tutto propriamente) il Gran Mufti di Turchia, ha qualificato l'eccidio di tre cristiani di mercoledì a Malatya, ad opera di un gruppo di ultrafondamentalisti islamici. "L'omicidio non si può giustificare con alcun valore sacro. Un omicidio così aberrante è un peccato gravissimo. È un tradimento dell'Islam", ha dichiarato Bardakoglu ai media turchi.

La condanna del Vaticano "Un gesto insano frutto di una minoranza fanatica". Così il segretario di Stato cardinale Tarcisio Bertone ha condannato l'uccisione dei cristiani. "Dobbiamo - ha aggiunto - non disperdere i frutti della visita del Papa in Turchia, che ha portato veramente un avvicinamento e una conoscenza del cristianesimo che fa parte del popolo turco".

La Cdu tedesca: "No alla Turchia nella Ue" Dopo la strage il segretario generale della Cdu, Ronald Pofalla, torna a ribadire con maggior forza il "no" del partito, di cui è presidente il cancelliere Angela Merkel, sulla questione dell'adesione turca all'Unione Europea."La Turchia, nonostante i percettibili sforzi sul campo delle riforme degli ultimi anni, è ben lontana da una piena libertà religiosa", ha affermato Pofalla al quotidiano di Dortmund Ruhr Nachrichten in edicola oggi. Per i cristiano democratici tedeschi il motto rimane: "Siamo contro l'adesione della Turchia all'Unione europea. La partnership privilegiata rimane la soluzione ottimale".

I protestanti: "Qui è caccia alle streghe"  In Turchia è in corso una "caccia medioevale alle streghe" fatta di accuse ai missionari cristiani, di paure per la diffusione del cristianesimo e di varie teorie del complotto antiislamico ed antiturco. Lo denunciano i massimi rappresentanti delle chiese protestanti in Turchia: "Da anni i partiti e i mass media dipingono i missionari cristiani come traditori e divisori della nazione ed istigano il popolo contro i missionari. L'eccidio di Malatya era prevedibile.

I semi dell'odio propagato per anni stanno ora producendo frutti di violenza, come dimostrano l'omicidio del prete cattolico italiano, don Andrea Santoro, quello del giornalista turco armeno Hrant Dink e l'eccidio di mercoledì scorso".

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