da Istanbul
Torturati e sgozzati in nome dellislam e della patria. Necati Aydin, Ugur Yuksel e Tilman Geske sono morti in modo atroce, in mezzo alle sofferenze più impensabili perché pubblicavano la Bibbia e facevano proselitismo. La ricostruzione del massacro nella casa editrice Zirve a Malatya ormai è quasi completa e non cè limite allorrore. Ieri mattina la versione on line del quotidiano Hurriyet ha pubblicato il referto dellautopsia compiuta sulle vittime dai medici dellospedale di Malatya. «I corpi sono stati ricoperti da numerose coltellate. Alle cosce, ai testicoli, allano, alla schiena. Le dita sono state tranciate fino allosso». Murat Ugras, il medico che ha reso noti i particolari dellesame autoptico, ha dichiarato che una delle vittime ha ricevuto «così tante coltellate che non si è riusciti a stabilirne con esattezza il numero», aggiungendo subito dopo che si è trattato di una «tortura continua andata avanti per circa tre ore». Al tedesco Geske sono stati inferti oltre 150 colpi. I volti delle vittime erano tumefatti dalle percosse ricevute, la pelle attorno ai polsi e alle caviglie lacerata dal filo di ferro utilizzato per incaprettarli prima dello sgozzamento. Una morte lenta e il più dolorosa possibile.
Un massacro non solo terribile, ma anche a tradimento. Stando alle dichiarazioni dei quattro studenti arrestati subito dopo la strage, uno degli assassini, Emre Gunaydin, 22 anni, conosceva bene Aydin, Yuksel e Geske perché era stato più volte a trovarli nei locali della casa editrice. A loro aveva raccontato di essere interessato al Cristianesimo e di voler approfondire le sue conoscenze religiose. Gli faceva visita regolarmente, per procurarsi la fiducia di quelle persone che gli hanno sempre fatto trovare la porta aperta e che non lhanno chiusa nemmeno tre giorni fa, quando Emre si è presentato con i suoi complici Hamit Çeker, Salih Güler, Abuzer Yildirim e Cuma Özdemir, tutti di età compresa fra 19 e 20 anni.
Chissà che cosa hanno pensato Necati Aydin, Ugur Yuksel e Tilman Geske quando quel ragazzo, che prima faceva domande sulla Bibbia, li ha legati alla sedia e ha iniziato a torturarli. Alla polizia i quattro complici hanno raccontato che Emre è lunico esecutore materiale della strage e che loro lo hanno aiutato solo a legare le vittime e a minacciarle con i coltelli. Per il momento, dagli interrogatori è emersa una sostanziale omogeneità fra le versioni fornite dai complici, ma gli inquirenti stanno cercando di capire se veramente i quattro, che vivono nello stesso college, stiano dicendo la verità o stiano cercando di scaricare la colpa su Gundaydin, che è ricoverato in gravi condizioni allospedale e può difficilmente smentirli. Il principale accusato infatti si è gettato dalla finestra appena ha visto arrivare la polizia. Era stato dato per morto e considerato la quarta vittima, ma in realtà è sopravvissuto ed è il primo dei carnefici.
«Emre era la mente - ha detto uno dei killer integralisti -: è stato lui a mettere a punto il piano e a ucciderli. Noi li abbiamo solo tenuti legati alle sedie. Lui li ha torturati e sgozzati». I giovani hanno anche riferito che i tre cristiani uccisi sono stati interrogati da Emre mentre venivano torturati. E poi hanno ribadito il movente assurdo del loro gesto: «Abbiamo ucciso i tre infedeli perché contribuivano alla perdita della religione. Lo abbiamo fatto per la patria».
Nelle indagini è emerso anche un nuovo particolare. Inizialmente, la vittima principale doveva essere il proprietario della casa editrice Martin de Lenge, ma, non avendolo trovato, hanno ripiegato sui tre missionari che vi lavoravano. I turchi Necati Aydin e Ugur Yuksel sono stati torturati e uccisi perché avevano deciso di rinnegare lislam: la loro conversione risale rispettivamente al 1999 e al 2005. Il tedesco Tilman Geske perché era venuto a diffondere idee diverse da quelle proprie dellidentità turca. Un pericoloso cocktail di rivalsa religiosa e ultranazionalista, che in Turchia rischia di diventare una malattia sociale.
I funerali di Necati Aydin, Ugur Yuksel e Tilman Geske si terranno oggi nella chiesa anglicana di Smirne, sulla costa egea.
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