Alberto Toscano
da Parigi
«Dovè la Turchia? In Asia o in Europa?», dice il ministro francese dellInterno Nicolas Sarkozy, 50 anni, nellabbandonare la sala parigina in cui sè appena conclusa la riunione del «parlamentino» del suo partito: lUnion pour un Mouvement populaire (Ump), che ha la maggioranza assoluta dei seggi allAssemblea nazionale. Sarkozy è stato chiarissimo su quello che i francesi ormai definiscono «il problema turco». Per lui Ankara non deve entrare nellUnione europea. Punto e basta. Eccolo fare fino allultimo istante esami di geografia ai dirigenti dellUmp, chiedendo loro persino nei corridoi se Ankara sia in Asia o in Europa.
Uno degli effetti del referendum francese dello scorso 29 maggio, che ha praticamente affossato il Trattato costituzionale europeo, è quello di moltiplicare la diffidenza verso tutto ciò che si trova al di là dei confini nazionali e - a maggior ragione - di quelli europei. Diffidenza soprattutto nei confronti della Turchia, che un numero crescente di uomini politici transalpini descrive ormai come una sorta di terribile minaccia per la Repubblica francese. La campagna elettorale per il referendum è ruotata attorno alla paura nei confronti dell«idraulico polacco», come se un esercito di operai a basso costo fosse pronto a trasferirsi da Varsavia a Parigi e si può ben immaginare il terrore che aleggia rispetto allingresso di Ankara e allarrivo di orde di idraulici, per di più nati in Asia.
Nicolas Sarkozy sa benissimo che lUnione europea ha deciso di aprire il prossimo ottobre negoziati ufficiali per lingresso della Turchia (negoziati il cui esito è tuttaltro che scontato in anticipo). Sa anche che il presidente Jacques Chirac ha preteso un cambiamento della Costituzione francese, che impone un referendum popolare per ratificare, da parte della Francia, qualsiasi nuova adesione allUnione europea dopo quelle di Bulgaria e Romania, che sono ormai praticamente decise. Però Sarkozy è decisissimo a utilizzare la questione turca per ricompattare i ranghi del centrodestra e della destra francese in generale, che sono assolutamente ostili ad Ankara.
Di qui i suoi toni sempre più accalorati per denunciare qualsiasi iniziativa a favore dellingresso turco nellUnione europea. Gli stessi negoziati, destinati a cominciare a ottobre e a durare per molti anni, vengono da lui considerati come «inopportuni». Lidea esposta da Sarkozy al «parlamentino» dellUmp è molto semplice: negare fin dora con estrema chiarezza il diritto di Ankara a entrare nellUnione europea e proporre ai turchi un accordo di «partnership privilegiata». In pratica la Turchia godrebbe sul piano economico e commerciale di una serie di vantaggi derivanti dal suo rapporto «speciale» con lUnione, ma sul piano politico resterebbe al di fuori dei processi decisionali comunitari. Proprio lipotesi che i turchi vedono come il fumo negli occhi, temendo di diventare degli «europei di serie B».
«Io vi chiedo - ha detto Sarkozy ai quadri del partito da lui presieduto - se sia ragionevole aprire negoziati con la Turchia, sapendo che si tratta di una grande nazione dellAsia minore e non dellEuropa». Per lui quellidea è «ragionevole» solo se i negoziati puntano alla formula del «rapporto privilegiato», ma non se è in gioco lipotesi dellingresso turco nellUnione europea.
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