Pescara - A leggerle tutte le carte dell’inchiesta flop su Ottaviano Del Turco, oltre a non spuntare mai lo straccio di un riscontro alle accuse dell’imprenditore-pentito Vincenzo Angelini (che per i Nas andava addirittura arrestato) o lo spicciolo di una mazzetta a suo dire versata ai politici abruzzesi, si resta perplessi di fronte al sostanziale appiattimento della procura di Pescara su ogni parola della «gola profonda». Inizialmente anche su quelle che coinvolgevano il gruppo Cir di Carlo De Benedetti che opera nella sanità attraverso la controllata Hss e che, secondo Angelini, gli voleva comprare le cliniche Villa Pini e Sanatrix prendendolo per il collo. Negli interrogatori ai pm abruzzesi Angelini è arrivato a sostenere che all’origine dei suoi guai vi sarebbe stata una congiura di misteriosi «poteri forti» per il tramite del gruppo l’Espresso deciso a ridurre la clinica a uno stato di miseria tale da portarsela a casa con pochi spiccioli. Le accuse al gruppo De Benedetti sono apparse e scomparse, quelle su Del Turco sono apparse e rimaste.
Come «prova regina» del tentativo di Ottaviano Del Turco, presunto braccio armato di De Benedetti, di mettere all’angolo Angelini, la procura riferisce di due incontri sospetti fra il governatore dell’Abruzzo e il titolare della Cir-Hss: uno al ristorante «il Bolognese» a Roma. E un secondo direttamente nella casa romana di De Benedetti, in piazza Farnese, presenti Del Turco e il fidato braccio destro Quarta. In quest’ultima circostanza Del Turco ha ammesso che si parlò anche di Villa Pini. Perché l’imminente crac della maggiore clinica regionale lo preoccupava non poco e perché aveva avuto sentore di una trattativa che in quel momento non sapeva essere già tramontata: «Carlo mi disse che non se ne faceva niente perché Villa Pini aveva un buco di 120 milioni di euro, e ce ne volevano altri 120 per rimetterla in sesto». Quando ad Angelini i pm raccontano degli incontri romani di Del Turco, l’imprenditore cade dalle nuvole: «Non ne so niente, è pazzesco, ma prima o poi anche un pollo fa due più due». Rincarerà la dose a Porta a Porta: «Del Turco ha confessato che ha parlato con De Benedetti, che questi gli ha detto del valore di Villa Pini, ma chi gliel’ha data la delega a trattare?». E ai giornalisti, a spasso per i corridoi del tribunale: «Una trattativa della mia azienda senza di me? Traete voi le conclusioni». A trarle vien da supporre che le cliniche Angelini non ci pensasse a venderle. Che anzi, i poteri forti, con i giornali di famiglia, puntassero a costringerlo. Ma dalle carte depositate, sorpresa, esce tutta un’altra storia.
Viene fuori, ad esempio, che senza ricatti od estorsioni di sorta la trattativa l’aveva iniziata molto tempo addietro proprio Angelini attraverso Gianna D’Innocenzo, una stretta collaboratrice (poi licenziata dopo aver spifferato ai Nas i buchi dell’azienda). Come riferisce a verbale il 12 aprile 2008, lui, Angelini, si occupò personalmente della trattativa con il gruppo Hss. Alla domanda dei magistrati su cosa c’entrasse Del Turco con una trattativa privata com’era la vendita di una clinica, Angelini s’è trasformato suo malgrado in avvocato del governatore: «Probabilmente il fatto che la regione è l’ente appaltante, ha un suo valore, evidentemente». I magistrati, almeno all’inizio, sulla pista De Benedetti sembrano andare spediti. Ascoltano Enrico Brizioli, amministratore delegato dell’Istituto «Santo Stefano» controllato al 100% dalla Hss di Carlo De Benedetti. Il manager conferma che ad iniziare la trattativa di vendita e a condurla era stato, molto tempo prima (nel 2007) proprio Angelini: «Lo incontrai a Porto Picenza e poi assieme all’imprenditore Petruzzi a Pescara. Ci rendemmo conto della difficoltà di concludere l’operazione a causa della forte esposizione bancaria, dei contenziosi in corso, e dell’incertezza dei molti crediti portati in bilancio». Altro che estorsione, altro che ricatti dei politici: nessuno le voleva le cliniche di Angelini. Secondo Brizioli la Regione era essenzialmente preoccupata dalla situazione economico-finanziaria di Villa Pini «con riflessi preoccupanti sui livelli occupazionali». C’erano 1.600 lavoratori e altrettante famiglie che rischiavano la fame. «Del Turco e gli altri, per questo motivo, si mostrarono interessati». Altro che estorsione. Anche Carlo De Benedetti, il 22 luglio 2008, conferma la correttezza di Del Turco. Nel riferire ai pm della non disponibilità del gruppo Hss ad acquistare il gruppo Angelini («il mio gruppo non era interessato all’acquisizione di Angelini, per i miei collaboratori era in stato, pre-fallimentare») sull’ex governatore dice: «L’incontro è avvenuto a casa mia il 13 marzo scorso. Saranno stati 20 anni che non vedevo Del Turco, che conoscevo perché prima al sindacato e poi alle Finanze. Gli ho dato il ben ritrovato poi ho dato la parola a mio figlio, che è responsabile di questa attività e che gli ha confermato l’interesse e la disponibilità ad investire in Abruzzo ma il non interesse a rilevare un’attività che, a nostro parere, era considerata fallimentare». Altro che estorsione. «Devo dire che la cosa è finita molto rapidamente, dal punto di vista dell’argomento perché non c’era molto altro da dire. Per non far cadere il discorso, mentre mangiavamo, gli chiesi dell’hobby della pittura, perché sapevo che dipingeva. Poi io di questa vicenda, onestamente, non ne sapevo niente. Mi era stata chiesta la cortesia di questa colazione ma non sapevo il pregresso». Altro che estorsione, altro che poteri forti: non ne sapeva niente. Al magistrato che gli domanda se Del Turco fece espressamente una richiesta, De Benedetti risponde di no.
«Onestamente non c’è stata una richiesta di nessun tipo». Di più. «Il loro interesse? Sostanzialmente una specie di “mutual undestanding”, Angelini era sostanzialmente finito scusi, quindi bisognava sostituirlo con qualcuno. E riteneva che il nostro gruppo, primo in Italia con 5.500 letti, potesse essere interessato ad andare in Abruzzo. Non avevamo alcun problema, ma l’unica cosa che noi non volevamo fare era comprare da Angelini». De Benedetti si spinge oltre, troppo forse: «E comunque la trattativa non c’è mai stata». Angelini, come visto, sostiene il contrario. Brizioli idem. La confidente dei Nas pure.
Altri manager parlano di contatti e scambi di cifre. I pm non contestano quella dichiarazione. Morale: Angelini, a cui la procura crede ciecamente, dice che dietro a tutto ci sono i poteri forti. Ma se De Benedetti non c’entra niente, che c’azzecca Del Turco?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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