Politica

Turigliatto: «Pressioni su di me ma per coerenza voterò contro»

Il dissidente di Sinistra Critica conferma la sua sfiducia a Prodi: «In aula ha rivendicato come suoi successi tutti i punti a cui mi sono opposto. Il mercanteggiamento non mi farà cambiare idea»

da Roma

Senatore Turigliatto, voterà no alla fiducia a Prodi, conferma?
«Sì, voterò no».
Non torna indietro, davvero?
«Io al Senato e Cannavò alla Camera, come Sinistra Critica, terremo un comportamento coerente e non voteremo la fiducia, in continuità con quanto espresso da molti mesi».
Come motiva la sua decisione?
«Prodi ha rivendicato come suoi successi nell’intervento alla Camera tutti i punti, dalla politica estera all’accordo sul Welfare, contro cui io mi sono contrapposto. Non sono le pressioni di questi giorni e i mercanteggiamenti in corso a farmi cambiare idea, proprio perché io sono fuori dalle logiche del palazzo».
Cosa sta accadendo in quel palazzo?
«Il governo, volendo tenere in Senato la maggioranza che non c’è più, come può raggiungerla? Non può che mettersi alla ricerca disperata di qualcuno che la sostenga».
Anche con lei?
«Con me sono iniziate molte pressioni di vario genere. Per questo parlo pubblicamente: non voglio essere stressato per giorni e giorni».
Dopo il suo «no» al rifinanziamento della missione in Afghanistan lei è stato espulso dal gruppo di Rifondazione. Come è stato questo anno da «rinnegato»?
«Molto faticoso, ma anche interessante ed entusiasmante. Ho trovato sostegno in settori sociali e in militanti che mi hanno permesso di reggere contro la campagna pesante contro di me. Nonostante io sia passato da tempo all’opposizione di sinistra, ci sono però alcuni nell’Unione che continuano a pensare che io possa essere assoggettato alle loro proposte. È un atteggiamento inaccettabile».
Questa maggioranza ha finito di esistere?
«Prodi sarebbe già dovuto salire al Colle perché non c’è più la maggioranza. Questo metodo di ricorrere a un senatore o a un altro, praticato sia dal centrosinistra che dal centrodestra, mi vede totalmente estraneo. La maggioranza ha voltato le spalle al proprio programma e ai propri elettori».
Qual è stato il momento in cui ha capito di essere deluso?
«Dal primo rifinanziamento dell’Afghanistan, poi dalla prima finanziaria di lacrime e sangue che non ha dato nulla ai lavoratori e alle lavoratrici. Questa maggioranza ha confermato la legge 30 del governo Berlusconi ed è stato varato un decreto sicurezza che è un incentivo alla xenofobia».
Che aria si respira in queste ore in Senato?
«Per ora mi sono limitato a frequentare i corridoi. Qui ogni giorno ormai ha la sua pena».
Quali sono adesso le sue previsioni sul governo?
«Se con qualche alchimia riuscisse ancora a stare in piedi, mi chiedo però per quanto e per fare cosa. Ci stiamo anche preparando alle elezioni».
Vi presenterete autonomamente da Rifondazione?
«Come opposizione di sinistra, perché non presentare le proprie proposte anche in una campagna elettorale. Rifondazione ha vissuto una deriva, tanto che la mia componente di Sinistra Critica ha deciso la separazione. Lavoriamo per sostenere i movimenti di massa e per un movimento rivendicativo e conflittuale a partire dalle mobilitazioni già in corso per una società che non sia costruita sulla logica dei profitti.

Questa è la nostra bussola».

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