Quella che vi raccontiamo oggi è una storia vera, una storia che meriterebbe la massima attenzione da parte delle autorità e delle istituzioni, una storia che muove l'animo a commozione, ma anche a rabbia, a sgomento, a incredulità. È la storia della signora Angela Gabriella, cittadina genovese con un'accertata invalidità civile al 100%, un reddito di soli 257 euro al mese (pensione di invalidità) e nulla più. O meglio, in mano la signora Angela Gabriella stringe da due anni un foglio, con bolle, firme e controfirme, rilasciato dal Comune, che le attribuisce un contributo economico continuativo di 218 euro mensili. Solo quello ha, perché in due anni nemmeno un euro è stato fin'ora versato. Oltre a questo, come vi racconteremo, la protagonista di questa infelice storia è in attesa da diversi mesi di un alloggio da parte del Comune, l'Assistente Sociale si è dato alla macchia, i centri d'Ascolto non rispondono più, le Istituzioni tergiversano e la signora non arriva da sola a fine mese: si deve appoggiare agli anziani genitori novantenni che in due percepiscono una magra pensione di 900 euro al mese, di cui 500 vanno in affitto e amministrazione (e dovete ancora aggiungervi luce e gas).
Ma veniamo alle specifiche del documento del Comune: trattasi di protocollo PG/2006/574315 del 21/03/2006 intestato Comune di Genova, con firma in calce del Responsabile di Distretto (VII Ponente) Franco Costi. Ecco cosa si dice: «In riferimento alla richiesta da Lei presentata al Comune di Genova tesa ad ottenere l'erogazione di un contributo economico continuativo, si comunica che si è concluso il Procedimento di Autorizzazione e che la stessa è stata accolta con esito favorevole». Quindi i dati squisitamente tecnici: «In base ai criteri di erogazione previsti dalla norma vigente, il contributo è stato determinato in 218.00 mensili». Segue quindi l'infausta postilla: «Si informa che stante l'attuale disponibilità finanziaria del Capitolo di pertinenza, al momento non è possibile determinare né la decorrenza dell'inizio dell'intervento di cui oggetto, né il periodo di liquidazione dello stesso». Poche altre lapidarie righe, con i migliori distinti saluti (ripetuti ben due volte, caso mai non si fossero capite le buone intenzioni delle Istituzioni!) e la beffa è confezionata. Son passati due anni, son cambiate pure le giunte e le amministrazioni
ma dei soldi promessi alla signora Angela Gabriella manco l'ombra.
Frattanto la signora credete sia stata con le mani in mano? Assolutamente no. Mensilmente chiama Distretto Comune ma la risposta è ormai una cantilena: «Signora, abbiamo la sua domanda. E' in lista di attesa. Abbia pazienza. Arrivederci». Avendo una accertata invalidità civile del 100% (la signora ci mostra tutti i referti medici di Asl e Ospedale Galliera) la sventurata non può ambire ad un grande posto di lavoro e racconta: «In via Cesarea all'Ufficio per l'impiego dei disabili mi hanno detto che è persino inutile che presenti la domanda. Nessuno mi assumerà! Così mi son data da fare io e l'anno scorso la Regione Sicilia mi ha offerto un posto, come assistente al personale in un albergo. Mi avrebbero preso come invalida civile. Ho sempre fatto dei piccoli lavoretti in alberghi e case private e questo sarebbe stato alla mia portata. Tuttavia, per avere il posto, mi occorreva la residenza in Sicilia. Così mi son trasferita, facendomi ospitare da uno zio di un amico. Ma avuti tutti i permessi - nel frattempo a Genova non hanno perso un secondo e mi han subito levato la casa popolare che avevo - la sorpresa: l'Ufficio Protocollo di Siracusa, che doveva assegnarmi concretamente il posto, viste le mie cartelle cliniche, ha cambiato idea e me lo ha rifiutato». Così la signora si è ritrovata senza lavoro e anche senza casa. «Son tornata a Genova dai miei genitori, anziani e pure con problemi, sia di salute, sia economici. Ho dovuto dimostrare nuovamente di avere residenza qui e nel gennaio 2008 l'ho ottenuta. Ma ancora non mi hanno assegnato una abitazione. Nuovamente mi dicono che sono in lista di attesa». Per la cronaca, in questi giorni la signora è ricoverata all'Ospedale Galliera per un altro intervento - l'ennesimo della sua vita - e ci ha detto: «Sono una donna combattiva, non getto la spugna facilmente.
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