Lento, come il Comune. La burocrazia della più grande azienda della nostra città va a rilento. Dai certificati alle liste d'attesa per l'assegnazione di un alloggio, ma non solo.
È proprio per questo che Mariangela Danzì, il direttore generale del Comune di Genova, ha deciso di puntare tutto sulla produttività, con sportelli per i cittadini aperti anche alla sera, uffici comunali disponibili anche in pausa pranzo, punti-risposta «integrati» dove il cittadino possa ottenere ragguagli e indicazioni su tutto quello che riguarda la burocrazia: cambio residenza, pagamento della spazzatura e tutti quei servizi che attualmente richiedono un gran numero di giri in sedi spesso distanti tra di loro. E poi, certo, ci sono gli incentivi per chi lavora. «Il totale delle risorse messe a disposizione come incentivi ammonta a 41,870 milioni di euro - spiega Maria Angela Danzì - che saranno distribuiti fra i dipendenti che avranno raggiunto almeno l' 80 per cento degli obiettivi». Tutti ottimi propositi. «Ma bisogna iniziare dal basso, dalle vere urgenze del cittadino - dice Aldo Praticò, capogruppo in Comune per Alleanza Nazionale - perché non siano, ancora una volta, tutte parole». E porta tre esempi lampanti del lento incedere all'ombra di Tursi. «L'autorità portuale ha approvato ormai da tempo la concessione di tremila metri quadri a una società sportiva - racconta Praticò, An -, cosa che le permetterebbe di allargare la propria attività». Per ora la società Polis (che gestisce il campetto confinate con piazzale Kennedy, nel quartiere della Foce) resta confinata su un'area di millecinquecento metri quadri e attende da più di un anno e mezzo che il Comune dia l'ufficialità al passaggio per potersi allargare sulla restante parte di terreno. Ma di ufficiale, per ora, c'è soltanto l'aumento del canone di affitto dell'area. «La società ha seriamente bisogno di spazi - spiega Aldo Praticò -: oltre a svolgere le sue attività, interagisce con diverse scuole del quartiere, mettendo a disposizione il proprio campo. E la mancanza di spazio si fa sentire». Così come si fa sentire, sulla pelle di chi si trova a confrontarsi con queste realtà, la lunghissima lista d'attesa per l'assegnazione di un alloggio popolare. «Anche qui si va a rilento - osserva il consigliere comunale -: sono solo cinque i dipendenti comunali che gestiscono le domande per gli alloggi, che sono circa 3000». Lo fanno ancora «a mano». Certo, ci sono i computer. Ma la valutazione, il controllo e la rettifica di ogni singola domanda richiedono pazienze certosine. Risultato: le pratiche si accumulano, il lavoro aumenta. «Senza contare il fatto che se uno sfratto diventa effettivo poco prima della scadenza del bando, non ci sono i tempi necessari per presentare immediatamente domanda - dice Praticò -. Bisogna attendere fino al bando successivo: dopo un anno e mezzo».
Ultimo, ma non per importanza, l'ufficio Edilizia privata. Qui, due dipendenti comunali emettono certificati specifici, con un'attesa media di 20 giorni lavorativi. Solo due su più di 6mila regolarmente assunti.
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