Raffaele Bonanni, segretario generale
della Cisl, il governo ha chiesto una clausola
di revisione al pacchetto-clima che l’Ue
si appresta ad approvare: 18 miliardi all’anno
per 10 anni non sono pochi per il
sistema imprenditoriale italiano.
«La crisi finanziaria rischia
di mettere ancora
più in difficoltà la produzione
italiana, che già evidenzia
problemi a mantenersi
concorrenziale a
causa di un contesto sfavorevole determinato dalla
scarsità di infrastrutture
e dagli elevati costi
energetici. Bisogna evitare altri scossoni perché insieme
alla Germania rappresentiamo le due principali
economie europee
fondate sul manifatturiero».
Certo, non tutti remano
nella stessa direzione.
«Sono davvero sconcertanti
le polemiche tra
maggioranza e opposizione quando sarebbe necessaria
coesione su un interesse
vitale come quello
nazionale se vogliamo superare
l’economia di carta
e sostituirla con quella
reale come noi chiediamo
da lustri».
Il governo chiede flessibilità all’Unione Europea,
il governo-ombra lo accusa di fare il
gioco delle tre carte.
«Noi non immaginavamo che si arrivasse a
questo e ora si tratta di convergere. Queste
polemiche e questi litigi non fanno gli interessi
degli italiani. Bisogna arrivare gradualmente
a una soluzione alleggerendo
l’impatto sull’economia italiana e lavorandosulle
varie normative. Prevarrà la nostra
opinione se come italiani ci presentiamo
tutti uniti e non credo che nessuno possa
alzare la voce».
Nemmeno gli ambientalisti duri e puri?
«Noi siamo stati molto attenti all’ambiente,
ma tutto questo iperattivismo non ha determinato
miglioramenti nel corso degli anni.
Io, che sono stato sempre un nuclearista
convinto, ho notato che non si è incoraggiato
l’impegno sull’edilizia a risparmio energetico
oppure il ricorso deciso a fonti energetiche
alternative. Noi abbiamo assommato
una serie di ritardi. L’uso dissennato di
idrocarburi ci espone al rischio delle penali
per le emissioni».
E adesso cosa si fa?
«Tutto questo comporterebbe per l’Italia
una spesa enorme per l’attuazione di un
programma che non possiamo gestire. È
chiaro che giocoforza si deve agire per gradi.
Non è serio da parte della classe dirigente
alimentare le polemiche. Ora bisogna
stare zitti e convergere su un’opinione ragionevole».
Ieri si è confrontato con il presidente di
Confindustria Marcegaglia nel corso di un
convegno. Le vostre posizioni sono molto
distanti?
«Le nostre opinioni hanno
molti punti in comune:
difendere la nostra industria
è l’unico modo
per difendere l’occupazione.
Dobbiamo difenderci dalle
delocalizzazioni
e dalle difficoltà che ci
saranno nei prossimi mesi
a causa della crisi finanziaria».
Vi confronterete anche
con l’esecutivo?
«Abbiamo chiesto al governo
di convocare un
summit con le parti sociali
per discutere non solo
di banche, ma anche di sostegno
alla produzione e
in tale contesto si colloca
pure la vicenda relativa al
pacchetto-clima».
A proposito di sostegno
alla produzione, imprese,
alcuni sindacati e pure
il Pd chiedono di spingere
l’acceleratore sulla
detassazione. Il ministro
Sacconi ha ribadito
che eventuali risorse saranno
impiegate per stimolare
la produttività.
«Non partecipo alla corsa a chi chiede di
più, prima voglio la detassazione piena del
salario di produttività perché quei soldi valgono doppio in quanto aumentano il
reddito
dei lavoratori e stimolano le imprese a
dare di più.
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