Non è stato il vulcano a impedirgli di partire per il gran premio in Cina, ma uno svarione delle autorità di controllo degli spazi aerei europei. Niki Lauda, ex gloria della Formula uno, ne è convinto ed è furente. Tanto da meditare una mossa delle sue, un sorpasso di quelli che lhanno reso famoso sulle piste di automobilismo di tutto il mondo: ha dato mandato ai propri avvocati di studiare la possibilità di chiedere i danni a Eurocontrol, lautorità europea che ha gestito lemergenza causata dalle ceneri dellimpronunciabile vulcano islandese. Perché? Secondo lex pilota, oggi proprietario di una piccola compagnia aerea, sono responsabili «del più grosso errore della storia dellaviazione».
Cappellino rosso in testa, lo stesso sguardo indomabile di quando affrontava le curve dei circuiti di F1, Lauda ha convocato alcuni giornalisti per sfogare la sua rabbia e spiegare che la decisione di bloccare i cieli «è stata una decisione di pancia, emotiva, totalmente sganciata da qualunque dato di fatto. E alla fine il via libera a tornare a volare è stato dato in una situazione assolutamente identica a quella di venerdì scorso».
Lauda ha fondato la compagnia Lauda Air, lha venduta e poi è tornato in campo con una nuova società, la Fly Niki. Dunque la sua rabbia è concreta, legata al danno diretto subito dalla propria compagnia che è in crescita: ha già dodici aerei e ne ha ordinati altri aerei. Le autorità austriache comunque hanno avuto un atteggiamento più flessibile. «Gli altri Paesi dovrebbero prenderli ad esempio - incalza - loro hanno lasciato la decisione alle compagnie aeree». Lodi anche per il sistema italiano: «LEtna erutta in continuazione - ha spiegato - ma lEnte italiano per la sicurezza dei voli lascia decidere ai piloti se vogliono volare al di sopra o al di sotto della nube».
La protesta di Niki è cominciata già la settimana scorsa quando nellaeroporto di Vienna chiuso per lemergenza ceneri, è stato concesso di atterrare a un aereo della Ural Air. E lui ne ha tratto la conclusione che, se quel velivolo ce laveva fatta, non ci potevano essere seri problemi nemmeno per gli altri. E ha voluto provarlo.
È salito su uno dei suoi velivoli e ha compiuto un volo di ricognizione di andata e ritorno tra Vienna e Salisburgo, senza registrare il minimo inconveniente, né il minimo graffio al suo aereo. Al ritorno ha raccontato di aver trovato i cieli assolutamente tranquilli: «Ho volato dritto attraverso la nube per due ore. Come mi aspettavo non cè stato alcun tipo di danni o complicazioni».
La sua rabbia oggi è condivisa da parecchie compagnie, tra le quali si fa strada lidea di chiedere alle autorità del settore di autorizzarle a non rimborsare al 100% i biglietti e le spese per chi è rimasto bloccato. Dunque alla fine a pagare potrebbero essere i passeggeri.
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